venerdì 26 dicembre 2008

Martedì 30 Dicembre 2008 in Via Venezia

AUGURI, TANTISSIMI AUGURI A TUTTI


……E PER FARSI ANCHE UN ABBRACCIO
PER IL PROSSIMO ANNO CI VEDIAMO

Martedì 30 Dicembre 2008
ore 18.00 in Via Venezia

Ordine del Giorno:
BACI, ABBRACCI E BRINDISI,
VARIE E EVENTUALI!!!

Per fare un punto sul tesseramento,
sul programma e incontri con i candidati delle primarie.

La coordinatrice del Circolo 2 PD ‘S.Croce-Ciompi’
Oriella Ferrini - cell. 3393737454

mercoledì 24 dicembre 2008

Incontro Circolo 29 dicembre 2008


Il Circolo 2 PD ‘S.Croce-Ciompi’ si ritrova dal trippaio
al Porcellino delle Logge del Mercato Vecchio a Firenze
lunedì 29 Dicembre 2008 – ore 14

per scambiarsi gli Auguri di Buon Anno

con un buon Lampredotto e un bicchiere di Chianti Classico

Ti aspettiamo.

martedì 16 dicembre 2008

LETTERA APERTA DI VITTORIA FRANCO – RESPONSABILE PER LE PARI OPPORTUNITA’ DEL GOVERNO OMBRA – AL MINISTRO BRUNETTA.


Oriella Pieracci ci segnala la seguente lettera:


LETTERA APERTA DI VITTORIA FRANCO
AL MINISTRO BRUNETTA.
Caro Ministro Brunetta,
sono d’accordo con lei quando dice che molti vogliono le donne “angeli del focolare”, tutte cura e famiglia. Per la verità, è soprattutto la destra che storicamente fa di un welfare centrato sulla famiglia e sulla donna il suo punto identitario. Ho sentito più volte negli ultimi tempi anche autorevoli ministri del Governo di cui Lei fa parte sostenere il motto: “Dio, Patria, Famiglia”. Lei capisce che con questa idea è difficile perseguire politiche di pari opportunità.Allora, avendo apprezzato le sue dichiarazioni, Le lancio una proposta di alleanza o, se vuole, una sfida, tutta politica, tutta a favore delle donne: noi del PD sosteniamo le sue proposte sulla equiparazione dell’età pensionabile e Lei sostiene il nostro progetto (AS 784) che prevede misure per promuovere l’occupazione femminile e favorire la conciliazione fra lavoro, maternità e carriera. Perché è proprio qui il problema, nella maternità che è ancora un ostacolo all’accesso al mercato del lavoro, alla carriera e alla realizzazione delle donne in un lavoro gratificante. Le donne oggi sono più istruite, ma più povere e più precarie degli uomini. Per le donne laureate il differenziale salariale può arrivare anche al 25% in meno. Mentre gli uomini laureati sono quasi tutti occupati, le colleghe donne lo sono per il 70% circa. Il livello di occupazione femminile al Sud è intorno al 31%. Lì le donne addirittura rinunciano a iscriversi nelle liste di collocamento perché disperano di trovare un’occupazione. Ma quelle stesse donne inattive rinunciano anche a fare figli, perché il futuro della coppia e della famiglia è più incerto. Una donna su cinque è costretta a lasciare il posto di lavoro quando nasce il primo figlio e difficilmente riesce a rientrare nel mercato del lavoro. Il tempo dedicato alla cura da una donna che lavora ammonta mediamente a quattro ore e 20 minuti al giorno, mentre gli uomini ne sono pressoché esonerati: poco più di un’ora. Vogliamo partire da questi dati ministro Brunetta? Vogliamo partire dai servizi educativi e alla persona? Lei sa bene che gli asili nido coprono poco più del 10% della popolazione infantile, che al centro nord superano in alcune aree l’obiettivo di Lisbona, ma al Sud non arrivano al 2%. I provvedimenti economici di Tremonti finora hanno ignorato del tutto questi problemi: non un euro previsto né per promuovere politiche attive del lavoro femminile né per proseguire nel piano per gli asili nido avviato da Prodi. Tutti sanno che la crisi peserà soprattutto sulle spalle delle donne, che saranno le prime a perdere il lavoro.Va benissimo l’idea di investire i risparmi realizzati con l’equiparazione dell’età pensionabile nella creazione di servizi che garantiscano reali pari opportunità, ma – come ognuno può vedere dai dati – la situazione è talmente drammatica che qualche spicciolo risparmiato sulla Pubblica Amministrazione è ben lungi dall’essere sufficiente anche solo per partire. Ci dia qualche segnale che ci consenta di avere fiducia e per non pensare che questo Governo voglia di nuovo intrappolare le donne in una ulteriore discriminazione: più povere, più oberate di cura e pure in pensione più tardi degli uomini.
Cordialmente.Vittoria Franco

Senatrice Vittoria Franco - Ministro Pari Opportunità del Governo Ombra


mercoledì 10 dicembre 2008

Oriella Ferrini ci scrive.

MAH!.....

Non so mai quando cominciare a fare una riflessione su quanto accade nel partito perché i fatti si susseguono in maniera continua.

Anche la lettura che ognuno di noi da degli accadimenti cambia a seconda del punto di vista , persone, compagni ed amici che hanno partecipato alla stessa assemblea ne danno taglio e lettura diversa, merito della grande amalgama a cui tutti tendiamo e in cui siamo coinvolti.
Il grido di dolore che si alza per una forte moralizzazione e della ricerca della Politica che risolva quello che sta accadendo, per ora produce un grande sfogatoio di aspettative che ognuno ripone nel partito.
La bontà delle critiche e la tensione che le genera dimostra comunque una grande vitalità.
Le due serate della assemblea cittadina ha mostrato sentimenti veri che a volte sono celati dietro alle appartenenze ed alle convenienze.
Nel nostro circolo gli schieramenti sono tutti rappresentati ed anche il “non schierarsi” è presente.
La macchina ideale ed organizzativa delle primarie è innescata ed a poco vale lo stand by a cui siamo tutti richiamati, forse dimostra il forte attaccamento ad uno strumento nuovo che affascina tutti, le primarie consentono di misurarsi con la gente nel bene e nel male.
Noi non abbiamo sede e ci penalizza molto, come se nella nostra territorialità dovessimo aspettare di essere visitati, forse ripetiamo quello che nei vertici della nostra dirigenza sta accadendo, sembra di subire le iniziative delle primarie invece di proporle e vagliarle.
Mozioni e raccolta di firme credo siano fuori luogo, il soggetto attuale è la tenuta del partito democratico in una unità e coesione di tutte le appartenenze e origini.
Critiche feroci, accanimenti e discredito personale sono facilissimi mai come ora, le caratteristiche personali dei candidati sono attaccabili, voci che riportano lo “sgomento” la “credibilità” ed altri segnali di disfatta sono riportati ad ogni incontro ma quanto seguito hanno nessuno lo sa.
I numeri contano, il carattere di questa città è mutato, come si dice non contiamo più sul voto ideologico, ma la necessità di opporsi alla destra si.
Il nostro tesseramento sta andando bene, chi ci avvicina parla di altro, crisi economica, impoverimento e scuola a cui solo noi possiamo rispondere.

Ultime novità:
-il gesto del nostro sindaco a cui ho mandato sms solidale a nome del circolo
-ricerca di coalizione e quindi nuovi numeri, previsti nel regolamento, per la presentazione dei candidati e nuova conta di firme.

Oggi incontro a Roma dei nostri vertici.
Tutto in divenire.
Intanto incontri pubblici e privati a cui direi ad ognuno di partecipare per le proprie curiosità interessi e convinzioni, possono essere motivo di arricchimento per tutti e chi ne ha voglia ne riporti nota che potremo diffondere nel nostro circolo.

Tanti abbracci a tutti
Oriella Ferrini

martedì 9 dicembre 2008

Achille Occhetto “Per avere più potere hanno preferito Craxi a Berlinguer

Riccardo Barenghi intervista l’ultimo segretario del Pci. La Stampa, 8 dicembre 2008

Achille Occhetto, l’ultimo segretario del Pci, guarda da lontano, e con un certo dispiacere, le vicende che attanagliano il Partito Democratico. Partito in cui non è mai entrato: «Io pensavo a un superamento del comunismo da sinistra, con una visione alternativa al sistema e soprattutto mettendo al centro della propria cultura politica la questione morale». Invece che cosa è successo ? «Prima voglio dire che non possiamo mettere sullo stesso piano la questione morale che riguarda il centrodestra con questa di cui parliamo in questi giorni. La prima è strutturale, tanto che la incarna Berlusconi. La seconda io la definisco una deviazione, seria e preoccupante, ma comunque una deviazione. Che rivela però un’errata concezione della politica e della funzione dei partiti». Sarà anche una deviazione, però dura ormai da parecchio tempo: non è mica la prima volta che la sinistra si trova in queste situazioni. «Ricordo perfettamente che nei primi anni Novanta, quando un nostro dirigente milanese venne inquisito per tangenti, io tornai alla Bolognina e chiesi scusa al partito. Non solo: misi in discussione radicalmente il modo di essere dei partiti, il modo di fare politica, dissi che dovevamo fare un passo indietro rispetto alla gestione dell’economia, uscire dai Consigli di amministrazione, dalle stesse Cooperative...». E non le diedero retta? «Manco per sogno, ci fu una rivolta della Toscana e dell’Emilia. Rivolta che fu immediatamente utilizzata anche al centro, a Roma, per farmi la guerra». Indovino: D’Alema? «Indovinato». Quindi che strada presero il Pds, poi i Ds e oggi il Partito democratico? «La strada indicata e seguita da Craxi. Ho visto in questi anni autorevoli dirigenti spiegare che tra Berlinguer e Craxi aveva ragione l’ex leader socialista». Si riferisce a Piero Fassino? «Anche ma non solo, è stato un vezzo generale che ha riguardato quasi tutto il gruppo dirigente. Come diceva il vecchio Napoleone Colajanni, il repubblicano e garibaldino dell’Ottocento, "il pesce puzza dalla testa"». Sta dicendo che anche Veltroni e gli altri sono coinvolti? «Ma neanche per sogno, non lo dico perché non lo penso. Vedo che per ora il problema è in periferia, mele marce, cacicchi o come si chiamano adesso, che comunque per me fino a sentenza definitiva sono tutti innocenti. Io parlo di una questione culturale, di una visione della politica» Cosa intende dire? «L’aver capovolto le idee di Berlinguer sulle mani pulite, l’aver scelto di stare sul mercato anche come partiti, l’aver cercato di comprare una banca, l’aver tifato per questa o quella cordata di finanzieri... tutto questo ha cambiato la natura del centrosintra. Poi è evidente che, scendendo "pe li rami", in provincia troviamo il familismo, le commistioni, le cene tra compagni di merendine fatte tra amministratori e costruttori». Ma perché è stata scelta questa linea, perché Craxi e non Berlinguer? «Perché si sono lasciati trasportare dall’ansia di legittimazione, il bisogno insopprimibile di entrare nel salotto buono. Che poi, come si vede, tanto buono non è. Ci sarebbe stato bisogno di un codice morale come ha fatto Zapatero, in cui si riafferma che la politica deve stare su un altro piano rispetto agli affari, a prescindere dalla magistratura. Un Codice di autoregoamentazione insomma». Se la sente a questo punto di dare un consiglio al segretario Veltroni? «Certo, ricominciare da quel riformismo colto di Gobetti e Salvemini: la riforma della politica come questione morale. Passando ovviamente per una severa e profonda autocritica. Un processo che andrebbe fatto pubblicamente, coinvolgendo più gente possibile, con un atto nobile, una Convenzione, forse anche un Congresso». Occhetto è stato l'ultimo segretario del Partito Comunista Italiano (dal 1988) e il primo segretario del Partito Democratico della Sinistra (fino al 1994); è stato co-fondatore e vicepresidente del Partito del Socialismo Europeo nel 1990, deputato e presidente della Commissione Affari esteri della Camera (dal 1996 al 2001); membro del Consiglio d'Europa dal 2002 al 2006. Alle elezioni politiche del 1994 venne indicato come leader della coalizione di sinistra, ma la vittoria del centrodestra guidato da Berlusconi lo spinse a lasciare la segreteria del partito.

domenica 7 dicembre 2008

da IDV : L'allievo supera il maestro

Asfissiante come un tormentone stantio, si riaffaccia ogni tanto sulla scena Licio Gelli. Indugia nel ricordo di quando tutti i vertici delle forze armate e dell’ordine erano affiliati alla sua Loggia P2 e lui stesso faceva il burattinaio della politica italiana. Rimpiange di non aver portato a termine il suo compito e si compiace che lo faccia ora Berlusconi, cui semmai rimprovera scarsa determinazione. Come dobbiamo pesare le sue parole? Certo il suo potere di ricatto su molti potenti deve essere ancora efficace. Non sappiamo a quanti soggetti parli, né quanto stringente sia il suo richiamo. Chi ne è toccato lo saprà.Ma, dopo decenni di maneggi oscuri e coperti, il suo rappresentarsi come pioniere della nuova destra è ormai più stucchevole che temibile. Ed è addirittura fonte di equivoci interpretativi l’insistenza dell’opinione pubblica di centrosinistra a fargli il credito di una potenza in realtà ormai svanita.L’anziano esponente della politica deviata fa l’elogio del fascismo ma non è più fonte di imbarazzo primario: Ciarrapico lo fa direttamente dal Senato e se ne vanta. Rammenta l’iniziazione con la spada e i guanti bianchi di Berlusconi nella sua Loggia P2 ma conferma solo un passo che il titolare della tessera 1816 ha cercato invano di far dimenticare. Perfido è il suo accenno affettuoso alla serietà del giovane Cicchitto ma, giunto al punto dov’è, l’interessato sarà ormai capace di vergognarsi meno della sua affiliazione alla loggia coperta (tessera 2223) che non del suo ruolo di promessa della corrente socialista lombardiana. Ed è vero che il centrodestra dovrebbe pagargli il copyright del suo programma, ma che ne sappiamo che non l’abbia già fatto? Alla fine occorre chiedersi che cosa Gelli potrà mai prevedere o minacciare che non sia già avvenuto. I mezzi di comunicazione pubblici sono sotto il controllo del possessore dei mezzi di comunicazione privati (l’esistenza di Sky è l’unico limite al monopolio ma non trasmette in chiaro). Il possessore-controllore è al vertice del potere politico. Da lì esercita uno sfacciato uso privatistico dello stato e non gli basta. Vuole addomesticare i sindacati (antico sogno padronale mai svanito) e non gli mancano i mezzi per incrinare il loro fronte. Ma soprattutto progetta e realizza un piano di riduzione del Parlamento a strumento docile di trasmissione e attuazione della volontà governativa. Esercita la dittatura della maggioranza sulle assemblee elettive e costruisce la dittatura del governo sulla maggioranza. Immagina per sé il coronamento definitivo con l’ascesa al Quirinale.Basta per capire che Berlusconi è infinitamente più pericoloso di quanto sia mai stato Licio Gelli? E che ormai non sono più da tempo la sua affiliazione alla P2 e l’affinità col suo programma la macchia sulla sua figura? Insomma è l’anomalia italiana il problema e non il fatto che questa sia stata tenuta a battesimo da Gelli. E qualsiasi cosa abbia fatto questi per incoraggiarla e favorirla non basta a dargli la primazia su di essa. Gelli ormai potrebbe benissimo non essere nemmeno esistito, ma l’anomalia italiana non solo esiste ma ha inquinato alla radice la democrazia e la repubblica. E’ più grave che Gelli abbia potuto immaginare di condizionare o fare eleggere presidenti del consiglio e della repubblica, o che Berlusconi abbia fatto già tre volte il presidente del consiglio e cerchi di diventare presidente della repubblica?La classe dirigente di centrosinistra ha indugiato spesso alla retorica sull’appartenenza di Berlusconi alla P2: come se quello fosse il suo difetto principale. Come se un Berlusconi senza P2 fosse un soggetto normale in una democrazia normale. Ma la retorica era solo fumo negli occhi della sua gente. Infatti quella classe dirigente non si è mai fatta scrupolo di intrattenere con lui rapporti compromettenti e sempre autolesionisti per l’intero centrosinistra. Ha dato una mano decisiva a risollevarlo tutte le volte che è stato davvero in difficoltà. I suoi leaders ci si sono scottati; D’Alema con la Bicamerale del 1996, Veltroni nel 2007-2008 con l’attribuzione a Berlusconi del ruolo di interlocutore unico.Entrambi hanno sperimentato quale sia il valore della sua riconoscenza. Ma non è affatto detto che abbiano imparato la lezione.