lunedì 23 febbraio 2009

E il filo rosso del PD continua: da Veltroni a Franceschini. Avanti!


Il filo rosso del PD continua. Veltroni dopo un anno e mezzo ha fatto il suo nodo, ieri Franceschini ha iniziato il suo percorso, e il PD tutto insieme con lui.
Il discorso di Veltroni. Il discorso di Franceschini. L’uno più emozionale – naturale che fosse così - l’altro più pragmatico: non è il momento di scaldare gli animi con il pathos, ma di dire “Questa è la via. Siamo tutti d’accordo? Allora seguitemi, incamminiamoci insieme”…senza l’orologio in mano! (come suggerisce Veltroni)

Ieri però sono stata molto colpita da una cosa. Stavo sfogliando Repubblica e avevo ancora in mente il discorso di Veltroni. La parola chiave era ancora “cambiamento”: “cambiare radicalmente il nostro Paese”; “con l’ambizione non di cambiare il governo, ma di cambiare l’Italia”; “un ciclo che cambiasse lo Stato sociale, cambiasse il modo di essere…”.
In terza pagina mi blocco, vedo diverse foto che fanno da cornice ad un articolo sulla leadership: Berlusconi onni-presente stringeva la mano a 7-8 leader della sinistra e centro-sinistra: lui rimane, gli altri cambiano. “Panta rei”…tutto scorre, davanti a lui.
Allora mi sono chiesta “Gli Italiani, nella loro maggioranza, credono e vogliono “il cambiamento” che intendevano Veltroni e il PD…the “CHANGE”, il mantra di Obama ?
Essere “uniti nella diversità” può essere non facile, ma ci si può riuscire, “Abituiamoci all’idea che un grande partito è un luogo di diversità” (Veltroni), “Non chiedete a chi verrà eletto dopo di me, con l’orologio in mano, di ottenere dei risultati” (sempre V.) ed anche questo è possibile, basta essere ragionevoli e un pizzico lungimiranti; bene “avere il coraggio di mettere la vela quando il vento è più basso sapendo che prima o poi se la vela è messa nella giusta posizione arriverà il vento per andare e fare la marcia giusta”, ma la marcia giusta arriva se si “ascolta” con attenzione e partecipazione la società italiana. I cambiamenti non avvengono per caso, in un senso o nell’altro, bisogna costruirli, e ci vogliono pazienza e perseveranza.

La democrazia non ha un prezzo, ha un valore. Per far sì che il PD sia il primo protagonista di questo valore, credo che la strada giusta sia “partire dal territorio” e coinvolgere attivamente gli amministratori locali virtuosi, che non hanno bisogno dello “specchio delle mie brame” per sapere quello che i cittadini reputano importante per la propria vita e soprattutto per un futuro migliore, per sé, per la propria famiglia e per l’Italia. Dobbiamo tutti noi capire il “cambiamento” che vogliamo…di per sé il “change” non è un valore, anche le ronde, possono essere un “fattore di cambiamento”, ma non credo proprio che sia quello il senso che il PD vuol dare a questo concetto.
Capire il cambiamento che vorremmo il PD preannunci con lungimiranza, guidi con energia e pragmatismo, interpreti con unità di intenti. Questo potrebbe già essere un buon inizio, verso quella “nuova stagione” di cui parlava Veltroni all’inizio della sua importante esperienza.

Condivido con tutti voi questo detto africano, particolarmente appropriato al momento che stiamo vivendo:

Il miglior momento per piantare un albero era 20 anni fa; il secondo miglior momento è ora”.

Senza timori. Avanti con il PD.

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