martedì 3 febbraio 2009

Sergio Caruso: lettera a sostegno della candidatura di Lapo Pistelli


COME FU CHE UN VECCHIO COMUNISTA AGNOSTICO SI RITROVÒ AD APPOGGIARE IL CATTOLICO PISTELLI

Ho conosciuto Lapo Pistelli negli anni ottanta. Per ragioni d’ufficio, in sede di esame. Lui era allora uno studente di Scienze Politiche; io ero un docente di quella Facoltà, poco più giovane di com’è lui oggi. Di lui nulla sapevo, se non che era figlio di Nicola Pistelli, immaturamente scomparso, e che sulle orme del padre militava anche lui nella Democrazia Cristiana. Io per contro stavo allora nel PCI, il vecchio PCI, ed ero molto impegnato nella commissione internazionale del Partito. Per quanta simpatia potessi avere per quel coté democratico-sociale del cattolicesimo fiorentino (dove pure contavo molte conoscenze), mai avrei pensato che un giorno quel ragazzo e io ci saremmo ritrovati sotto le stesse bandiere. Del resto, chi poteva pensare alcunché del genere prima dell’Ottantanove? Per farla breve: il ragazzo era bravo, molto bravo. Gli detti trenta e lode, e credetti di potermi dimenticare di lui…
Invece no, rieccolo! In Consiglio Comunale, alla Camera dei Deputati, al Parlamento europeo, di nuovo alla Camera. Più bravo che mai.
Nel frattempo le carte si andavano sanamente rimescolando. Post-democristiani e post-comunisti (ma non loro soltanto) passavano dal Partito Popolare alla Margherita, dal PDS ai DS. Formazioni naturalmente alleate fra loro: Quercia, Margherita, unite nell’Ulivo. La stagione “vegetale” di un centro-sinistra che cerca luce e vuole crescere, contro un Berlusconi che tentava d’inchiodarci tutti nella “cassa delle libertà”. Poi, finalmente, nasce il PD: la scommessa odierna. Per aggregare forze nuove: al di là di esperienze storiche sicuramente importanti, ma consumate.
Nella fase costituente del Partito Democratico a Firenze, mi ritrovai più volte vicino all’ex sindaco Primicerio, un altro cattolico di provata laicità. Credo che Firenze gli debba tanto: se questa città è finalmente uscita dall’immobilismo per affacciarsi sul XXI secolo, si deve sopra tutto a lui. Fermo restando, ed è giusto riconoscerlo oggi, il merito del sindaco Domenici nel portare avanti con coerenza, e fra mille ostacoli, le cose allora messe in cantiere (insieme con altre volute da lui e dalla Giunta da lui diretta). Dialogare con Primicerio era ed è facile. Perfino per un laicone con me, non alieno da tentazioni anticlericali. Perché Primicerio, per quanto mosso con ogni evidenza da una ispirazione cristiana, mai si sognerebbe di sostenere, in sede politica, che qualcosa è giusto oppure ingiusto perché “così sta scritto” o, peggio, perché “l’ha detto il papa”. Egli sa che, in sede politica, bisogna portare argomenti politici: potenzialmente validi per qualunque cittadino. Così come lo sa Stefano Marmugi, presidente del Quartiere 1 e caro amico, col quale spesso – già nella fase costituente del PD – mi potevo trovare politicamente d’accordo sulle prospettive di fondo. Del resto, devo ammetterlo, una delle persone più “laiche” (per certi aspetti, perfino “anticlericale”) che io abbia mai conosciuto, era non solo cattolico, ma prete: padre Ernesto Balducci. Insomma, voglio dirlo: ritrovarsi nello stesso partito con persone come Primicerio o Marmugi è stato un piacere, non inferiore a quello di ritrovarci tanti vecchi compagni.
Ed eccoci alle primarie. Il fatto che amici stimati guardassero con speranza a Pistelli mi colpì. Volli incontrarlo (nel corso dell’estate, intermediario Marmugi). Mi fece una splendida impressione. Alle qualità native, che già conoscevo, aveva aggiunto, maturando le sue esperienze, una ricchezza di idee e un’ampiezza di prospettive, che – diciamo la verità – non trova l’eguale in nessun altro dei candidati alle primarie. Tutti rispettabili, per carità. A volte anche bravi, ognuno con i suoi meriti. Ma troppo legati a quell’ambito ristretto, un po’ provinciale, che Spadolini chiamava “la Firenzina”…
Non che Firenze sia Londra o Parigi. Chi pensasse che la nostra città è una megalopoli, sarebbe egli stesso un megalomane! Dunque: niente manie di grandezza. Le quali, paradossalmente, non son altro che l’immagine speculare della “Firenzina”: una Firenzina immersa nella contemplazione immobile di se stessa quale centro dell’universo mondo! Tuttavia, se vogliamo che Firenze, quella vera, almeno resti una “capitale della cultura europea”, e che “cultura” non sia solo Rinascimento, allora abbiamo bisogno di una mentalità diversa, di un respiro europeo. Come dire: manie di grandezza no, ma pensare in grande sì: E questa duplice sensibilità, che tiene conto dei vincoli senza rinunciare al progetto, mi pare che Lapo Pistelli ce l’abbia.
Più volte ormai l’ho sentito parlare, in pubblico e in privato. E un altro merito gli ho dovuto riconoscere. E’ l’unico fra i candidati che abbia preso sul serio il PD come progetto politico che impegna il futuro, al di là delle vecchie appartenenze. Conclusa la fase “vegetale” dell’Ulivo, Pistelli mi sembra credere davvero negli “spiriti animali” del Partito Democratico, nelle potenzialità di un partito democratico di massa.
Allora, mi sono detto: perché no? Perché non sostenere fino in fondo quel candidato che in coscienza mi appare “quello meglio”? E poi: quella stessa laicità che (giustamente) esigo dagli altri, se ha da valere per tutti non vale forse anche per me stesso?

Ecco come fu che che un vecchio comunista agnostico si ritrovò ad appoggiare Lapo Pistelli.

Sergio Caruso

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