mercoledì 14 maggio 2008

Fare politica significa amministrare la cosa pubblica? Paolo Novaselich

Il dibattito politico che sta coinvolgendo la nostra città non è che sia uno dei momenti più brillanti della storia fiorentina.
Un senso di diffuso malessere sta ormai da tempo investendo molti cittadini.
La protesta generalizzata assume contorni più o meno chiari, spesso vengono individuate vere problematiche, altre volte si colpisce nel mucchio, senza pensare.
Di fronte ad un pensiero di rinascita cittadina ci troviamo a che fare con la cruda e nuda realtà, fatta di una cronaca che descrive come un piccolo favore può essere fondamentale per un grande affare.
Ognuno in fondo vive la propria dimensione.
Qualcuno parla di piste aeroportuali da progettare e realizzare, altri pensano alle loro piste personali.
Molti dicono è sempre stato così, nessuno che pensi alla qualità dei progetti.
Ma se tutti potessimo vedere che cosa sta accadendo al di fuori della nostra realtà, avremmo un senso di ribellione ancora più forte.
Dove i soldi pubblici sono trasformati nella loro corretta destinazione si riesce a percepire l’utilità o l’essenza del servizio.
Quando vediamo queste realtà, comprendiamo di che cosa stiamo parlando, ci accorgiamo di dove sono finite le risorse pubbliche, avvertiamo il piacere del luogo, percepiamo l’esistenza del buon amministratore.
Ma che cosa centra la politica con la realizzazione di un’opera pubblica?
Che cosa vuol dire amministrare correttamente le risorse pubbliche?
Siete veramente convinti che un’amministrazione locale di sinistra governi meglio di una di destra?
Sono domande che ognuno di noi si deve porre, per un semplice motivo, perché il cittadino se lo è già chiesto e forse si è già dato una risposta.
Alcune vecchie fiabe non funzionano più, il cittadino-utente vuole e pretende dei servizi efficienti, delle scelte efficaci, delle risposte concrete da parte di un amministratore.
Il cittadino è ormai stanco, se anziano, all’oscuro, se giovane.
Non possiamo più permetterci di intraprendere delle battaglie come quella sulla tramvia senza poi non saper cogliere quali siano state veramente le risposte.
La tramvia non è di sinistra o di destra, non ha una connotazione politica.
La tramvia è un’opera pubblica e deve essere realizzata per risolvere un problema e garantire un servizio al cittadino, non perché un’amministrazione locale di sinistra ha fatto una scelta, che vuol definire politica, ma non lo è.
Non possiamo continuare a fare delle scelte contro il benessere collettivo, sperando che l’individuo accetti passivamente il sacrificio, solo perché chi lo domanda appartiene a delle forze politiche di gradimento personale.
Se non capiamo la differenza che passa attraverso la dicotomia politica/amministrazione, saremo destinati alla sconfitta.
Credo che il passato abbia finito di regalarci dei vantaggi, penso che il consenso debba essere conquistato, presumo che i giovani non siano molti interessati al nostro dibattito politico, ma possono essere attratti dalle giuste scelte.
Per questo motivo ritengo sia necessario diventare garanti della buona gestione e della corretta amministrazione, diventare promotori della realizzazione di opere pubbliche che siano congrue a quanto programmato, tornare ad una progettazione architettonica degna della nostra città, abbandonando per sempre quelle scelte umilianti che non hanno rispetto per nessuno, che minano la dignità di questa città e che favoriscono l’interesse di pochi individui a danno dell’intera collettività, che nel caso di Firenze, si estende ben oltre ai confini di un semplice territorio. Paolo Novaselich

1 commento:

bruno la mela ha detto...

Credo che la partecipazione pubblica e la 'trasparenza amministrativa'sia la risposta migliore a ogni domanda che poni.
Più specificamente posso solo dire che in Toscana si può affermare che ci sono state 'magagne' ove ha governato il centrodestra (Arezzo ne è eccellenza per demerito e l'area dell'Argentario per abusi edilizi e paesaggistici).