giovedì 18 settembre 2008

architettura un impegno politico

Cari architetti se in politica avete fatto la scelta di essere uno dei fondatori del PD… siate coerenti con le scelte di partito … poi, piuttosto di mettere in opera banali esercitazioni di stile “copiate… ma copiate Bene “ per dirla con Remo Buti

Ho assistito alla consegna degli alloggi del nuovo quartiere che stà sorgendo in via Padre Ernesto Balducci dopo via Crocicchio dell’oro, periferia Nord-Est di Firenze. Programma 20.000 alloggi a canone agevolato … ho visto le famiglie, finalmente, graziate da un affitto calmierato, un atto politico più che necessario, bravo il Comune di Firenze! e bravi quelli che hanno lavorato per l’attuazione di un provvedimento non scontato.
La politica ha fatto bene il suo!
I tecnici hanno dimostrato ancora una volta che stanno perdendo punti.
... oltre il tabernacolo, dietro al cimitero, quel pezzo nuovo di città … Un immagine architettonica al passo con i tempi, ma nel resto dell’Europa vecchio di 30 anni. Il primo impatto positivo, appena ti avvicini lascia spazio all’amarezza, si affollano i ricordi dei viaggi giovanili. Ad uno sguardo più attento già cogli il limite di tanta edilizia curata solo sui disegni, per chi balzica gli studi di architettura sa bene come funziona e non mi rivolgo qui all’architetto che ha firmato, ma al tecnico che ha prodotto quegli errori, certamente per due lire e in uno studio dove non imparerà nulla oltre la mediazione commerciale che è patrimonio dei palazzinari. Non si fa fatica ad immaginare il lavoro grafico che stà a monte della realizzazione “quei bei prospettini” ! ed il disegnatore che li ha curati, seduto di fronte ad uno schermo piatto! un viaggiatore che ha fotografato l’architettura in altri paesi senza metabolizzarne i contenuti. … L’architettura si distingue dalle altre arti proprio per una sua specifica caratteristica: la fruibilità, poi a questa si possono aggiungere gli aggettivi che hanno caratterizzato le scuola del XX secolo quali “funzionale” e non per ultimo vivibile, confortevole, sostenibile ecc. ecc … e qui purtroppo per tutti noi “casca l’asino” di nome e di fatto. Qui sono stati dimenticati i fondamenti della progettazione, dalla composizione architettonica alla tecnologia. Dai collegamenti verticali, alla distribuzione orizzontale delle unità abitative, degli spazi pubblici e privati, un guazzabuglio di citazioni fuori luogo. Per non dilungarci sugli interni delle unità immobiliari, mancanza totale di meta-progettazione, cattive esercitazioni di tecnologia e negazione della più elementare composizione architettonica, certo abbondano gli spazi, ma sono quelli di risulta, mascherati come spazi di relazione… inutili! non mancano gli scantucci e gli angoli fuori misura, inutili, assolutamente privi di valenze poetiche o estetiche ed unicamente funzionali a buttarvi “i calzini sudici”.
… Il progettista oggi! Troppi occhi rivolti agli archistar, ed in assenza della genialità rara dell’artista, privi dell’umile preparazione necessaria ad affrontare un riequilibrio sociale di coesione culturale che porterebbe con se qualità di vita ed un migliore vissuto con una ricaduta positiva sulla società. Il territorio/paesaggio italiano non si merita questa orda di barbari in giacca e cravatta, consulenti della colata di cemento garantita. E’ indispensabile un approccio con maggiore rigore fatto di buone basi, conoscenza e studi dovuti ai maestri, che pur ci sono, e che poi dovrebbero anche essere superati e non solo per la quantità dei loro errori. L’alternativa allo scempio immediato è rinviato ad una manutenzione insostenibile. Una società priva della qualità dell’abitare è priva della cultura del bello è priva di serenità.
Firenze non si merita tutto questo!.
Purtroppo sono tanti, una folla, troppi i mestieranti che pervadono la società di grande mediocrità. Privi di strumenti critici, senza consapevolezza del danno sociale che procura un architettura invivibile. Questi sono come la grandine per la vigna, pericolosi!
In questa mancata progettazione sono stati spazzati via anni di ricerca e saperi, ignorata quella cultura sui sistemi di abitazione e le regole tipologiche. Siamo di fronte all’inconsapevolezza di chi ignora gli elementi di base del progetto, gli strumenti del costruire e del fare architettura .
In tutte le costruzioni che compongono l’intervento urbanistico di questo nuovo pezzo di città … Non si è progettato pensando all’essere umano, né si è costruito per l’uomo e la donna, tanto meno per la famiglia o per i bambini. Ma nel complesso edilizio grigio con tocchi di arancio assegnato ad un ceto meno abbiente con il programma politico 20.000 alloggi, quegli uomini donne e bambini sono fregati due volte. La cattiva progettazione vanifica in parte una buona azione politica.
Ok, crisi della formazione, la scuola e l’università mai così vituperate … ma qui le intelligenze devono sapersi distinguere. Con troppa facilità ci si riempie la bocca e si addita la politica, ormai diventata l’alibi ed il capro espiatorio dei peggiori vizi dell’umano. La società italiana va alla deriva persa nello sciatto vivere del brutto nel degrado invadente, del “sotto il vestito niente”, della pigrizia, dell’ignoranza e dell’egoismo. Nessuno escluso e compresi i partners rappresentati dalle imprese costruttori e tutta la filiera che ha lavorato e consentito lo scempio ad ampio raggio. Grande la responsabilità dei “progettisti” se i tecnici che operano nel tessuto sociale e sul territorio sono degli incapaci, si producono case in cui non si vive ma si sopravvive fra le nevrosi e le compressioni isteriche. Tutto ciò ipoteca i bilanci pubblici per i prossimi anni. Non ci possono essere politiche famigliari che tengano in quei “troiai” di appartamenti si vivrà male qualche anno poi si divorzia. Gli addetti ai lavori preannunciano che nel 2010 si avrà un alta richiesta di aiuto sociale e una forte ristrettezza di risorse. Tante sono le ipoteche di ricaduta dal cattivo lavoro degli architetti e tecnici.
Rivendico alla politica fiorentina di avere fatto un grande sforzo ed un immenso lavoro per dare delle risposte concrete ai bisogni sociali, ed una Pubblica Amministrazione quale strumento di uguaglianza.
Ai fondatori del Partito Democratico va riconosciuta e valorizzata una grande ricchezza che vorrei diventasse azione concreta nel quotidiano. Da qui un appello agli architetti ed ai tecnici che operano nella mondo delle costruzioni, impresari e costruttori inclusi, tutti quelli che hanno fatto questa scelta politica, l'adesione ad un partito è un atto di impegno: la professione ed il quotidiano lavoro deve essere coerente con la scelta di partito.
Costruire male ha ricadute negative sulla società per troppi decenni. Progettare male costa quanto progettare al meglio. Costruire in economia sul realizzabile garantisce qualità scadente, alti profitti per l’operatore privato ma grandi debiti per il pubblico.
Ho parlato di conoscenza, di formazione e di coerenza vorrei parlare capacità che nella prassi del costruire, di fatto, connotano il risultato finale, e si collocano fra l’idea e la esecuzione, accettata, dell’idea.
Un intervento architettonico o edilizio di salvaguardia o di conservazione dipendono dal comportamento etico di tutti gli operatori coinvolti. Un impegno etico prima ancora che tecnico; allora non posso fare a meno di pensare ad alcuni paradossi con i quali conviviamo quotidinamente nella cantierizzazione di un opera che non può prescindere dall’apporto della maestranze che devono mettere in opera le indicazioni progettuali con le metodologie più adeguate e la non corrispondenza di fatto, in cantiere, delle garanzie auspicate; ed ancora ma non ultime le problematiche connesse alle diverse competenze professionali tecnico – umanistiche delle parti coinvolte; Ma addentrarsi in queste tematiche richiederebbe di parlare a lungo e ci porta lontano.

Penso ai maestri che hanno caratterizzato il dibattito sull’architettura della città, dalla scuola di Saverio Muratori a Pier Luigi Cervellati, alle progettazioni partecipate di Giancarlo de Carlo, ai tecnologi, alle tante istanze che hanno provato a coniugare i diversi modi di interpretare l’edilizia e l’architettura cooperando al moderno evolversi della città, costituendo ”ragione e impulso” per il miglioramento edile ed urbanistico; un dibattito che dagli anni sessanta, ha visto per lunghi anni le scuole italiane ai vertici internazionali in campo teorico e in prassi operativa.
Spero si rifletta sul dibattito e si valorizzino gli scrupoli di quei progettisti, grandi maestri, che progettarono “l’isolotto” (prima espansione Sud-Est della città)… appena ultimate le costruzioni, fecero ammenda pubblica ed alcuni “appoggiarono la matita” … oggi un quartiere ed un modello di qualità.
“Le società interpretano il loro ambiente in funzione della gestione che ne fanno e, reciprocamente, lo gestiscono in funzione dell’interpretazione che ne danno” augustin serque

2 commenti:

paolo novaselich ha detto...

Sono d'accordo,
ma chi ha scelto i progettisti?
Chi ha affidato l'incarico a questi tecnici?
L'esempio di Tavarnelle Val di Pesa, intervento di edilizia popolare, progettato e realizzato dagli architetti Mariangela e Gigliola MACRI', con limitatissimi finanziamenti pubblici, inaugurato dall'assessore regionale CONTI, sono la dimostrazione che si possono fare ottime opere pubbliche.
Basta saper scegliere.

bruno la mela ha detto...

...tanti studenti di Architettura sono ben contenti di fare l'Erasmus in altri Paesi, oltre gli ovvi motivi di divertimento, perchè hanno occasione di conoscere le 'Città Europee' il cui sviluppo è stato caratterizzato da ampliamenti di 'quartieri' in armonia con la storia del luogo (anche quando la costruzione ha rappresentanto un segno di modernità o avanguardia)...sono ben contenti di scoprire immagini Urbane lontane dalla nostra frammentazione di piccoli lotti privati dove ogni 'progettista' ci tiene a dar prova di poco...
Trovatemi uno studente europeo di architettura, o un turista, che possa avere interesse a prendere la linea 22 per andare a visitare il quartiere Novoli...non può esistere, ha sbagliato numero.
Le periferie delle nostre città confrontate con i quartieri popolari degli anni '50 sono una vergogna, eppure gli architetti non avevano il computer e la possibilità di rendering, quindi?
Quanti progettisti ci saranno che vorrebbero fare 'carte false' per andare ad abitare in un appartamento da loro progettato nelle 'nuova espansioni' o 'nuove realizzazioni' delle nostre città? Si facciano avanti, che posto ce n'è!
Per ritrovare uno spirito di 'città per la vita degli abitanti' bisogna tornare per forza alla 'qualità' delle realizzazioni che vanno dagli anni 20' ai 50', dove ritroviamo l'uomo e la sua città al centro della vita quotidiana.
Ce ne sarebbe tante da dire...
Le nuove proposte di 'legge dei principi di governo del territorio', in discussione alla Commissione della Camera, hanno in comune l'abrogazione dei famosi 'standard urbanistici', sono d'accordo, ma sarà colta la possibilità per rifondare una 'qualità urbana' anche nella sua 'scena' degli 'spazi pubblici'?
Riusciremo a rifondare il 'disegno di città' con le sue strade principali e secondarie, piazze e 'architetture pubbliche'?
Non è vero che sono immagini e spazi superati, noi le cerchiamo sempre nei centri antichi (anche piccoli) per vivere la dimensione umana.
Oltre ciò è necessaria una buona politica del 'trasporto pubblico' prioritario al 'parcheggio pubblico'.