martedì 29 aprile 2008

Il PD: abbiamo perso?

Veltroni ha detto che abbiamo perso perchè non abbiamo compreso la società. Sarà vero?
Non lo credo visto il risultato nazionale... ma in parte, e perchè?

Il messaggio in campagna elettorale PD è stato chiaro: noi crediamo in questo, si può fare! e con bontà e rispetto delle regole... (ma, haimè, le regole è un termine che sta per sparire, è quasi sconosciuto).

In merito alle problematiche burocratiche e allo snellimento procedurale ci penserà il Governo, bisogna dare la possibilità a tutti, bisogna rispettare le regole, ecc... non nomino mai il mio avversario...
Per noi del PD era tutto comprensibile e piacevole: era da parecchio che non si sentiva una campagna elettorale 'civile e partecipata', ma la realtà poi è diversa per la maggioranza degli italiani: ci vuole la spettacolarità! Bisogna poter sognare! Bisogna poter sfogare! Bisogna sentirsi 'superiori'!
Non vorrei esagerare... ma potersi sentire autorizzati a pensare di poter far 'pulizia' etnica e religiosa, del 'diverso' e dello 'straniero'! Ma questo è un messaggio che non ci 'appartiene'! Eppure è questa la cultura che vive in buona parte degli italiani, perchè in questo modo ci possiamo sentire 'liberi' con qualcuno che ci 'autorizza o protegge' anche se non si preoccupa di noi fino a che non si rende conto che l'effetto spettacolo sta per finire o è finito.

Dal nostro prossimo Presidente del Consiglio (premier non lo dico) non si è sentito niente di nuovo e non è una novità... le uniche novità poteva risparmiarsele: lo stalliere eroe e l'attacco al Presidente della Repubblica visto come oggetto di 'mercanzia'.

La Lega ha sfondato (anche la testa) perchè è un partito vicino al proprio 'territorio', però la realtà al Nord è diversa dal resto dell'Italia: una grande area urbanizzata-produttiva regolata da tanti piccoli comuni (la stragrande maggioranza con meno di 5.000 abitanti) per cui i cittadini hanno i riferimenti istituzionali vicini a cui rivolgersi e vivono in 'sinergia-produttiva' e assediati dallo 'straniero pericoloso', ma le cronache parlano anche di una loro realtà 'vuota' a partire dai loro giovani e della loro Milano che non è più il salotto d'Italia.

Dell'MPA c'è poco da dire, era scontato che l'UDC non l'abbandonasse l'area politica del 'compare', la situazione in Sicilia e nel sud è tremenda da tutti i punti di vista perchè inaffidabile; ho visto recentemente un servizio giornalistico dove veniva presentata la realtà delle baracche del terremoto di Messina dell'inizio dello scorso secolo dove vivono migliaia di persone in 'case' umide e infestate da topi, con servizi igienici pessimi, a cui il Comune ha avuto anche il coraggio di chiedere gli arretrati dell'affitto... e poi si parla del Ponte...

Non so cosa succederà in Italia, spero che regga non molto questo governo, ma bisognerà 'resistere' un'altra volta.

Al solito scrivo andando liberamente con il pensiero...

25 aprile: loro sfregiano la democrazia, NOI LA SCOLPIAMO!(4)






"Il ritorno alla vita fu dunque l’infanzia ritrovata, la corsa per le strade, la voglia di ridere e gridare, di rompere il buio e il silenzio e il pianto dei mesi e degli anni della grande paura. Ballavano in piazza Signoria gli scozzesi con le loro gonnelle colorate, un miscuglio di suoni e rumori sconosciuti invadeva la città, i soldati regalavano aranci e cioccolata. Era la libertà, che i fiorentini si erano conquistati col valore della loro gente: “Firenze, questa città granducale, addormentata nell’ombra pigra dei suoi palazzi gloriosi, mostrava al mondo, prima fra le città italiane, che cosa fosse la guerra di popolo”: così la dipinse con poche forti pennellate Carlo Levi, scrittore e pittore di Giustizia e Libertà che in piazza Pitti al numero 14 scrisse in quei mesi di guerra “Cristo si è fermato a Eboli”. (...)


E ancora leggo Carlo Levi: “Firenze aveva dovuto inventare la guerra partigiana…non vi erano precedenti, il sud era stato liberato dagli eserciti alleati, Roma era libera senza lotta …la battaglia di Firenze fu la prima battaglia cittadina, essa non fu senza risultati…Firenze libera per virtù propria taceva assorta nelle sue rovine” conclude Levi questa sua splendida descrizione della città, citando un verso di Umberto Saba. (...)


Essi ci dicono che non solo la Costituzione italiana è “perfettamente in linea con il costituzionalismo contemporaneo. Anzi è stata ed è una delle fonti di questo movimento che ha assunto ormai una dimensione cosmopolitica…i grandi principi costituzionali abbracciano ormai tutto il mondo” ci spiega Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte. I beni protetti dai grandi principi costituzionali, come “la vita, la dignità delle persone e la loro libertà, l’ambiente, la sopravvivenza della specie umana sono senza confini”. Essi ci insegnano che l’impianto complessivo della Carta è solido e lungimirante, che le garanzie e i controlli sul potere, i checks and balances previsti non sono di impaccio, ma costituiscono la forza della democrazia. (...)


Abbiamo imparato che la Costituzione vive se i giovani la conoscono e sono messi nelle condizioni di amarla. Essi spesso ci hanno rimproverato di non averla fatta insegnare nelle scuole ed hanno ragione. Solo in Italia è potuto accadere, solo noi siamo stati timidi nel rivendicare quel momento luminoso di sacrifici e di intelligenza, il miracolo costituente che ci dette la carta dei diritti e dei doveri.



Per leggere il testo integrale che Sandra Bonsanti, Presidente di Libertà e Giustizia, ha pronunciato in Palazzo Vecchio il 25 aprile clikka qui

25 aprile: loro sfregiano la democrazia, NOI LA SCOLPIAMO!(3)





Il sindaco Leonardo Domenici dedica il 25 aprile proprio ai ragazzi di Campo di Marte, trucidati poco più che ventenni perchè si erano rifiutati di arruolarsi nella Repubblica di Salò: "Si chiamavano Antonio Raddi, Guido Targetti, Leandro Corona, Ottorino Quiti e Adriano Santoni", ricorda Domenici nel Salone dei Cinquecento.


"Oggi non è la festa di qualcuno, è la festa dell'Italia liberata. E non è retorica, perchè non è retorico che il capo dello Stato conceda a cinque giovani il più alto riconoscimento della Repubblica"

25 aprile: loro sfregiano la democrazia, NOI LA SCOLPIAMO!(2)









" Tutti valori che ancora oggi, sia pure in uno scenario profondamente cambiato e segnato dalla globalizzazione dell’economia, restano pienamente attuali. E’ questo, ad esempio, il senso dell’impegno per la pace nel Darfur, per i diritti umani in Tibet e in Birmania». Ma è sugli aspetti economici e sociali della Resistenza, sintetizzati nelle parole «pane e lavoro» che furono l’obiettivo attorno al quale l’Italia uscita dalla guerra ha saputo costruire la sua rinascita, che Martini si è soffermato più a lungo. Oggi i valori del lavoro, dei diritti, della giustizia sociale sono più che mai all’ordine del giorno: «basta pensare al lavoro precario, all’immigrazione, alle nuove forme di povertà oggi in crescita".



Così le parole »pane e lavoro» vanno declinate sulla complessità dell’oggi, fatta di giovani che hanno difficoltà a guardare al futuro, forme di solidarietà sociale che vengono meno, realtà nuove come l’immigrazione. E’ di queste cose che devono parlare cittadini e istituzioni.



Per leggere il testo integrale del discorso del Presidente della Regione Toscana Martini alla mensa del Nuovo Pignone clikkare qui

25 aprile: loro sfregiano la democrazia, NOI LA SCOLPIAMO! (1)


Fu decisiva, e abbracciò tutti, la riscoperta, la riconquista di un senso sicuro della patria. La descrisse così una scrittrice sensibile come Natalia Ginzburg : “Le parole patria e Italia ci apparvero d’un tratto senza aggettivi e così trasformate che ci sembrò di averle udite e pensate per la prima volta. Eravamo lì per difendere la patria, le strade e le piazze delle nostre città, i nostri cari e la nostra infanzia, e tutta la gente che passava”. (...)


Le idealità e le aspirazioni dei nostri combattenti per la libertà poterono così tradursi in un essenziale quadro di riferimento per l’elaborazione della Carta costituzionale nell’Italia divenuta Repubblica per volontà di popolo. Quelle aspirazioni appaiono pienamente recepite nella limpida sintesi dei “Principi fondamentali” della Costituzione repubblicana e nell’insieme dei suoi indirizzi e precetti. Ricordiamo i primi dodici articoli della Carta. Diritti inviolabili dell’uomo e doveri inderogabili di solidarietà ; uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, di razza, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali ; rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana ; diritto al lavoro ; unità e indivisibilità della Repubblica ; ripudio della guerra e impegno a promuovere e favorire le organizzazioni internazionali che mirano ad assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni – ebbene, non è precisamente questa l’Italia libera, più giusta, aperta al mondo, che i combattenti per la Resistenza sognavano? Sì, possiamo con buoni motivi dire che il messaggio, l’eredità spirituale e morale della Resistenza, vive nella Costituzione (...)


Nessuna delle forze politiche oggi in campo” – desidero ribadire quel che ho detto dinanzi al Parlamento – può rivendicarne in esclusiva l’eredità”. E’ un patrimonio che appartiene a tutti e vincola tutti. Dare attuazione a quei principi ha richiesto e richiede un impegno civile, culturale e politico, che non si dà una volta per tutte, che va sempre rinnovato e fatto rivivere, con l’apporto essenziale delle nuove generazioni. Impegno ed apporto, che possono essere sollecitati dal sempre più significativo collocarsi della nostra Carta e del nostro patrimonio costituzionale nel grande quadro del processo di costruzione dell’Europa unita.

Per leggere il discorso integrale del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Genova clikka qui.

lunedì 28 aprile 2008

"Italia: Una e...Trina": da un incontro post elettorale con il Professor D'Alimonte


Al Congresso di Vienna il principe Metternich pronunciò la frase diventata celebre: “L’Italia: un’espressione geografica”. Parafrasando questa affermazione, a conclusione dell’iniziativa di Libertà e Giustizia di Firenze, si può affermare ‘l’Italia è oggi espressione di tre geografie elettorali diverse’: un Nord essenzialmente moderato, un Centro tradizionalmente di sinistra e un Sud di notabili, ‘aruspici’ del voto del Nord.

L’immobilismo sociale, culturale ed economico di cui sempre più spesso - a ragione - viene accusato il Sistema Paese Italia, si riflette anche nel voto degli Italiani: cambiano i tempi, la sostanza del voto è la stessa. Le ‘cartine elettorali’ del 1919, 1948 e dei giorni nostri sono sovrapponibili; pur cambiando i partiti di riferimento, i valori e le motivazioni profonde del “dar fiducia a” e del “sentirsi rappresentati da” non sono cambiate, nella sostanza.
Il dato particolarmente interessante è il voto nel Sud: se nel Nord e nel Centro gli elettori scelgono pro-attivamente l’uno il centro-destra e l’altro il centro-sinistra, il Sud si schiera ’ex ante’ con il Nord. Il clientelismo è ancora molto diffuso, vincere o perdere per l’una o l’altra parte politica dipende più dall’avere una buona rete di “candidati in franchising”, che dal presentare proposte costruttive per il Mezzogiorno.

Il buon politologo lavora sui numeri e ne dà un’interpretazione, alla luce dell’analisi di Roberto D’Alimonte, tre sono i dati su cui soffermare l’attenzione: primo, “la sinistra, in Italia, è una minoranza” – apparentemente, questo concetto non è stato ancora, del tutto, afferrato dalla classe dirigente…di sinistra -; secondo, i voti in più della Lega, al Nord, non sono stati sottratti alla Sinistra Arcobaleno (questi sono confluiti nel PD, per una buona parte), ma provengono dal Partito della Libertà; terzo, il centro-sinistra, di norma, ottiene risultati migliori alle amministrative rispetto alle elezioni politiche nazionali.

A questo svantaggio strutturale, per le elezioni politiche del 13-14 aprile si è aggiunta una campagna elettorale dai toni troppo ottimistici – in alcuni casi trionfalistici – e, dati i risultati all’indomani del voto, assai poco rispondente alla realtà.

L’ottimismo è proprio della volontà, non può abbandonare ne’ un leader in campagna elettorale ne’ i suoi sostenitori, su e giù dal palco; ma anche ‘il pessimismo della ragione’ ha un importante ruolo da giocare: vincere non era oggettivamente possibile, ma in futuro? “Vincere, è possibile!” Se il Sud vota con il Nord, ed il Centro è costituzionalmente di sinistra, è essenziale per il Partito Democratico rafforzare la sua componente riformista, fondamentale per sfondare al Nord, e di riflesso, per ottenere la maggioranza dei voti al Sud. Più che “la Terza via” di Anthony Giddens, per il Partito Democratico, sono auspicabili ‘tre vie’, per dialogare positivamente e costruttivamente con ciascuna delle tre ‘espressioni geografico-elettorali’ da cui l’Italia è formata.

Alla luce dell’analisi fatta nella serata organizzata da Libertà e Giustizia a Firenze, il “Voler che tutto cambi, affinché nulla muti” - in passato una delle massime più rappresentative dell’italianità – va attualizzato oggi con “Voler che tutto cambi…non è possibile: nulla muta”, almeno per ora.



Silvia Dell'Acqua

Circolo LeG Firenze

Giustizia per le stragi nazi-fasciste: firma l'appello


Un appello perché la giustizia sulle stragi nazi-fasciste compiute in Italia non si fermi.

L'associazione Libertà e Giustizia lo lancia, dalle pagine web del sito, rivolgendosi al Presidente della Repubblica. Per effetto della Finanziaria il tribunale militare di La Spezia chiude i battenti il 31 luglio; tutti i processi in corso saranno trasferiti. C'è il rischio che pagine terribili della storia del nostro Paese, vengano taciute per sempre. Per troppi anni in nome della “Ragion di Stato” migliaia di italiani inermi non hanno avuto giustizia e spesso, hanno vissuto in silenzio, come una sorta di ‘macchia’ da non rivelare, le atrocità subìte. L'appello, presentato nel corso della celebrazione a Milano dei 60 anni della Costituzione, ha tra i primi firmatari, due ex presidenti della corte costituzionale: Gustavo Zagrebelsky e Valerio Onida.

Per leggere il testo intergrale clikka qui

mercoledì 23 aprile 2008

NON ELETTI E ELETTE - QUOTE ROSA E BLU

Cari elette e eletti,
finiti gli scrutini, stabiliti nomi e numeri di eletti e non eletti alle
politiche del 13 e 14 aprile, anche se il PD non ha vinto abbiamo dato vita ad una forza che sarà utile all’Italia. Dispiace per i compagni dell’Arcobaleno, ma decisero loro di fermarsi là..., la capacità di governare non l’hanno mai voluta dimostrare, limitandosi a partecipare alle coalizioni salvo poi infuriarsi, picchiare i piedi fino a far cadere gli accordi programmatici e non solo… non è un modo di far politica.

Ora, almeno da un punto di vista numerico, è definito il peso delle donne in Parlamento. Le signore deputate e senatrici dovrebbero essere 178 pari al 19% delle Camere in seduta comune.
Walter Veltroni, aveva detto che portava il 33% di rappresentanza femminile in Parlamento. Il Partito democratico vanta - su 211 eletti - 59 deputate e - su 116 eletti - 38 senatrici. Sono 97 le signore del PD sui 317 tra deputati e senatori. In totale 29,7% (quasi il 30%) contro il 18% dell’Ulivo nel Parlamento uscente.
Il PDL e Lega portano al Senato solo 11 donne su 141 eletti, mentre alla Camera ne arrivano 52 su 272 eletti per un totale del 20% (nella scorsa legislatura, la Cdl era al 17% di donne). Fra le poche altre con il Pdl alla Camera in Toscana Flavia Perina ex direttrice del Secolo d’Italia .
Nostro malgrado sembra che alla maggioranza delle donne italiane questi dati importano poco se hanno votato per uno schieramento politico che continuamente le offende, le deride, ironizza sulle loro capacità e intelligenze. Hanno votato per un premier che sul governo di Zapatero ha rilasciato una dichiarazione demenziale! per lui sicuramente una battuta per il resto dell’europa una gaffe internazionale … forte presenza femminile? «il presidente del consiglio se l’è voluta e ora dovrà guidarle…». La gaffe ha provocato la reazione delle ministre spagnole. (dall’unità.it Ministre spagnole a Berlusconi: «Ci ha offeso»)
In toscana (pdtoscana.it) le elette per il Pd alla Camera Dei Deputati sono: Bindi Rosaria Rosy ; Mattesini Donella; Mariani Raffaella; Velo Silvia ; De Pasquale Rosa ; Gatti Maria Grazia; Susanna Cenni. Le elette per il Pd alla Camera Dei Senatori: Franco Vittoria; Della Monica Silvia; Granaiola Manuela.

"Con i numeri delle politiche 2008 l’Italia, secondo l’Inter-Parliamentary Union, passerebbe dal 67° al 50° posto nella classifica mondiale per presenza di donne in Parlamento. Per il PD: la ricercatrice Marianna Madia; la dirigente democratica Federica Mogherini; la leader dei giovani della Margherita (tesi sull’eloquio di Ciriaco De Mita) Pina Picierno; la responsabile lavoro Alessia Mosca; eletta al Senato in Campania Sandra Zampa, capo ufficio stampa di Romano Prodi; dalla Sicilia, Daniela Cardinale figlia dell’ex ministro delle Comunicazioni; torna Sabina Rossa, figlia di Guido Rossa, l’operaio ucciso dalle Br a Genova nel 1979; eletta in Calabria alla Camera, Maria Grazia Laganà, la vedova di Francesco Fortugno." (A.Vitali Repubblica.it)

Leggendo queste note, viene da constatare che la famiglia italiana gode di ottima salute… sembra siano state tutte presentate in quanto mogli, figlie o vedove?!
Auguro a tutte noi che non sia così e che le Signore che siederanno in parlamento siano ricche di saperi e capacità proprie… elette in quanto accreditate da candidature che si distinguono per dati non marginali, ma essenziali ai fini di un curriculum politico e professionale.
Stesso augurio riferito ai Signori questi potranno segnare un nuovo corso politico se collaboreranno alla pari con le colleghe senza soppesarne la filiera di potere. Lo dico perché si tende a sottovalutare le implicazioni di questo aspetto.
La sconfitta elettorale potrà essere un episodio se il progetto che ci impegna viene consolidato in una prospettiva etica. Questo è uno dei tanti aspetti che domani potrà prevalere. "L’estetica può rimanere personale e relativa. L’etica ha scopi universali" (Luigi Zoja).
Cari eletti aiutateci a voltar pagina e a segnare un ciclo nuovo che rimetta la politica al passo di una società cambiata e desiderosa di efficienza, non sprecate nessun occasione, la riuscita del vostra giornata dovrà poter riscontrare un rispetto autentico per tutti coloro fanno politica. Oriella Pieracci

DOPO IL VOTO

Venerdì 12 aprile avevo scritto con la speranza e la fiducia nel cuore…
…Ed ora è veramente difficile trovare le parole per descrivere l’amarezza e la delusione di un risultato che ci vede sconfitti. Certo, ci può consolare il risultato incoraggiante di un partito nuovo, nato da pochi mesi, e l’ottimo risultato raggiunto a livello locale.
Ormai tutti hanno detto, scritto… potrei anche risparmiarvi un ulteriore riflessione, ma se fondatori e delegati del circolo rimaniamo in silenzio, la farà da padrone la politica autoreferenziale o peggio la pseudo politica di chi vuole a tutti i costi gettar fango su tutto, su tutti, e questo è pessimo.

Non sono in grado di fare valutazioni sul voto e comunque le hanno fatte così bene che passerei alla fase successiva. Ossia come, con che mezzi, con che parole e azioni, sul territorio parlare di PD, dei suoi valori. Come si intende fare opposizione, quali le posizioni sulle prossime amministrative e altro ancora.

Le sconfitte elettorali vanno riconosciute senza colpevolizzare i vincitori che hanno fatto il loro mestiere. la ricerca delle cause della sconfitta non può perdersi in un elenco minuzioso degli errori e delle iniziative sembrate giuste e concrete da contrapporre a quelle sembrate troppo godereccie. Non ripetiamo l’errore commesso all’indomani del voto del 2001 quando perdemmo un anno e mezzo ad accusarci della sconfitta. Occorre proseguire nelle Istituzioni, nel paese, fra la gente, come fossimo in perenne campagna elettorale, a diffondere le proposte del Partito ed illustrare ogni giorno il progetto che ci impegna.

Abbiamo tutti contribuito ad una campagna elettorale che, come tale, è stata una proposta politica sottoposta al cittadino elettore. Credo personalmente che il PD abbia fatto uno sforzo generoso continuo e tutto sommato efficace per far giungere la sua proposta all’elettorato. Ma la maggioranza non l’ha approvata.
Si potrà migliorare il linguaggio, l’immagine, la scena, il metodo (tornare al porta a porta, non amato dai nostri giovani fondatori, molto presenti sul web, ma piuttosto assenti nelle piazze ai gazebo e “braccino corto” ai volantinaggi) certo, tutto si può migliorare.
Ma penso che il problema di fondo sia un altro:
una proposta politica può soddisfare perché fà immaginare risolti o risolvibili immediatamente i sostanziali e quotidiani problemi della vita degli italiani.

Tutti noi, ormai da troppo tempo, con la dichiarata intenzione di cambiare il mondo in vista di una migliore qualità della vita, da costruire, proponiamo in campagna elettorale grandi impegni e chiediamo quando siamo al governo di pazientare: solo dopo i sacrifici arriveranno i benefici… garantendo soprattutto per le future generazioni. Siamo coerenti con una visione progettuale lungimirante, e siamo altrettanto consapevoli di compiere un percorso che, già in partenza, è pieno di fatiche, amarezze e sconfitte, un percorso tutto in salita.

Questo modo di procedere per privazioni, a favore di risanamenti, tesoretti e non ultimo anche privilegi per pochi, ci impedisce di arrivare alle fasi della politica ridistribuiva. Ne deriva che come per i progetti troppo all’avanguardia, i progettisti, i politici ed il partito che li sorregge devono sostenere un duro confronto culturale e in tempi necessariamente non brevi.

Il cittadino chiede di essere aiutato nei propri interessi ed essere accompagnato a nelle difficoltà con il mondo, se non politicizzato quando gli si parla di Roma fa spallucce, se gli parli della cosa pubblica tollera purchè non gli si faccia perdere tempo; troppi glissano rifiutano la pubblica amministrazione percepita solo quale oppressione burocratica fine a se stessa. Nella contemporaneità ci sono i personaggi più intelligenti, creativi, capaci che si costruiscono un ambito lavoro-famiglia e non gli importa del resto, abbandonano la grande società a se stessa, la politica, il ceto politico le sue pratiche sono lontane una galassia di cui meglio non aver bisogno. Il cittadino senza gratificazione individuale si allontana, protesta quando non preferisce l’immediata seppur effimera e burlesca alternativa. Quelli che soffrono insoddisfatti per non poter soddisfare i bisogni elementari – sperano sempre nella lotteria o nel miracolo. Ai nuovi poveri, in pauroso aumento, e alle fasce sociali a rischio di tracollo economico (su otto ore lavorate un operaio porta a casa il corrispondente di 2 ore e ½) non si può raccontare di sopravvive alla durezza del presente per riscuotere, se tutto va bene, in un prossimo futuro e di essere anche soddisfatti per concorrere a costruire un futuro etico… sostenendo la parte del paese riformatrice e consapevole.
Siamo un po’ troppo Chic! troppo impegnati nella realizzazione del grande progetto per il mondo che verrà, rimane poco tempo per risolvere le “piccole cose” e soprattutto per ascoltare, troppe le telefonate che arrivano, troppe le mediazioni in corso e soprattutto troppo lontani dai cittadini ai quali ormai si risponde per comunicati stampa o in televisione !!! il pubblico si riceve se eccellente o acreditato.

Mi dispiace se scritto così sembra più una favola più che un’analisi politica.
Giusto o sbagliato che sia credo che la sensazione di malessere, e non solo la sensazione; la non informazione; la non conoscenza; l’incertezza; la paura; l’ingiustizia; hanno fatto propendere l’elettorato per chi non è partito da un Manifesto di Valori, da un Codice Etico, da un coinvolgimento della società civile per disegnare un nuovo modello di società per il nostro paese, ma per chi con arroganza in un fine settimana ha cambiato nome e struttura al suo partito azienda, quello è apparso l’uomo forte, concreto, diretto, menefreghista ma soprattutto in grado di dare quello che farà stare bene.

Ora i cittadini che hanno votato questa maggioranza, in attesa del miracolo e che si accertino i propri interessi siano affini a quelli del Premier che hanno mandato al governo, sperino di averla indovinata.

Ai cittadini impegnati politicamente spetta il compito più duro, lavorare con la nuova maggioranza, in alcuni casi un approccio bipartisan sarà opportuno su alcune riforme essenziali per il paese, la collaborazione limitata ai compiti di chi non governa ma proponendo alternative nitide, con accenti netti e ben comprensibili “senza togliere le castagne dal fuoco a nessuno” anche perché il PDL e la Lega hanno buoni numeri per fare da soli. Oriella Pieracci

domenica 13 aprile 2008

Facciamo votare all'estero anche gli studenti Erasmus


Per una cittadinanza DEMOCRATICA europea, una proposta semplice, ma molto significativa: dalla prossima legislatura diamo agli studenti Erasmus la possibilità di votare nelle citte europee in cui studiano.

Dal sito di Libertà e Giustizia


Il programma del Partito Democratico è chiaro: un unico obiettivo, la crescita.
L’eccellenza non più come ricordo di come eravamo, ma come specchio di come siamo.
In politica estera tre punti fermi: tutta l’“Europa massima possibile” non l’”Europa minima indispensabile”, il Mediterraneo come hub politico ed economico, un legame euro-atlantico positivo.
In Italia, tra i 10 pilastri: l’istruzione come ascensore sociale, il primato del merito, sostenibilità e qualità ambientale, un diritto dell’economia che liberi le energie vitali, uno stato sociale universalistico come chiave del dinamismo sociale, lo sviluppo sostenibile.
Tutti temi che interessano e fanno discutere gli studenti italiani, tra e fuori dai confini nazionali.
Una semplice domanda: perché i circa 10.000 studenti italiani Erasmus, il 13 e 14 aprile non possono votare nelle città europee dove studiano? La normativa esistente consente il voto ad alcuni connazionali temporaneamente all’estero (legge 22/06); il provvedimento, approvato in tempi stretti, è stato votato dal Parlamento a larghissima maggioranza (su iniziativa parlamentare e non governativa). Pur essendo stato considerato dagli stessi proponenti una soluzione provvisoria, nella legislatura appena conclusa, non è stato più discusso.
Nel 2006 ai docenti e ricercatori è stato riconosciuto il diritto di voto nella circoscrizione estero, perchè nel 2008 questo diritto non può essere esteso anche agli studenti Erasmus?
Al di là ed al di qua dei confini nazionali vale lo stesso principio: il proprio futuro si costruisce non solo studiando, ma anche votando…il 13 e 14 aprile.

Silvia Dell' Acqua, Circolo LeG Toscana, 26-02-2008

L'interesse intorno alla proposta è cresciuto, clikka sul podcast del programma Jalla Jalla! di Radio Popolare per saperne di più http://www.popolarenetwork.it/le-trasmissioni/jalla-jalla/schedaTR/1/schedaPTR/1/puntata/70/

venerdì 11 aprile 2008

ELEZIONI POLITICHE 2008: votare è un diritto siamo cittadini liberi

Carissime/i

Siamo all' appuntamento elettorale decisivo per il futuro del paese.
Veltroni e tutti noi Democratici abbiamo condotto una campagna elettorale che ha visto piazze piene per il nostro segretario ed ha raccolto un crescente entusiasmo per chi aveva perso interesse nei confronti della politica. Per la prima volta gli strumenti informatici sono stati impiegati senza riserve ed hanno entusiasmato quella fascia di cittadini lontana dal dibattito elettorale. Molto è stato svolto dai media che ha coinvolto i più.
L’entusiasmo tra i sostenitori del PD e la rimonta di questa settimana grazie alla forza trainante del nostro candidato premier deve indurci a fare l’ultimo sforzo con amici e conoscenti ancora incerti sul voto.
Nonostante personalmente abbia dovuto limitare la mia partecipazione alle tante iniziative, in questo ultimo scorcio di campagna elettorale desidero esprimere il mio personale sostegno a Veltroni e alle candidate e ai candidati del PD.
La novità rappresentata dal PD: la presenza del 50% di donne con quota significativa sicuramente eleggibile che consentirà al gruppo PD di avere un terzo di parlamentari donne.
Novità sostanziale dell’appello: “mafiosi e camorristi non votateci !” il che punta a realizzare un Italia pìù moderna e libera, uno stato efficiente, una società con più opportunità, un economia più competitiva , un sistema politico più efficace, una democrazia più vera.
Il coraggio di correre da soli, senza ipocrisia dicendo no a capi popolo folcloristici o beati oppositori, per una politica coerente a servizio degli italiani e non a misura di politici, partiti e gruppuscoli politici. Pur portatori di opinioni affascinanti e anche molto importanti per il pluralismo culturale e la crescita del dibattito sociale nazionale, ma l’Italia ha l’urgenza di essere governata e dobbiamo riconoscere, che non può avvenire se il sistema politico è frammentato con una maggioranza litigiosa e imbrigliata, poco credibile e molto costosa.
Negli ultimi 15 anni possiamo annoverare alcune fasi che chiamerei “prove generali” in cui i beati oppositori di oggi sono stati anche Ministri, ahimé senza lasciare il segno auspicato!, a fronte di privilegi goduti, al pari di tutta la classe politica, nessuno escluso, ha restituito un immaginario tradito che è stata la tomba della partecipazione politica, da qui una responsabilità in più per aver allontanato e deluso chi riponeva grandi speranze nel facile slogan dell’opposizione.
Con il Governo Prodi… venti mesi di lavoro …molte cose sono state fatte dimostrando che è possibile fare qualcosa, vincere le inerzie, passare dalla progettazione alla realizzazione… molte cose sono rimaste in sospeso per mancata stabilità del Governo. Molte cose sono da migliorare. I cambiamenti reali di un Paese non possono avvenire a breve termine. Ed un progetto non può essere costantemente stoppato per i troppi ma; non può essere interscambiabile, le varianti sono plausibili e importanti, se poche e tali da arricchire i contenuti, ma sono nefaste se compromettono la chiusura dei lavori o peggio svuotano il senso e la qualità dell’opera… Il lavoro di gruppo è auspicabile ma non può esaurirsi nei propri compiacimenti o essere fine a se stesso.
Per lasciare alle spalle quel passato e poter guardare al futuro con generosità, dalla base alla dirigenza, abbiamo lavorato tutti per costruire un partito nuovo che possa avere grandi numeri e la forza necessaria a compiere quell’ opera democratica di risanamento necessaria per tutti gli italiani.
La scuola, la sanità, la giustizia, la pubblica amministrazione, il lavoro, il rispetto civile, l’etica… urlano necessità… ed è importante non si disperda esperienza e saperi, ne il lavoro compiuto sin qui. I cambiamenti reali di un paese hanno bisogno di tempi lunghi e per cambiare va sostenuta la volontà di migliorare di chi ci lavora.
Votando il PD avremo il Governo di cui la società, ha necessità l’obiettivo prioritario sono gli investimenti per realizzare una scuola pubblica, di qualità, seria e rigorosa, che non lasci indietro nessuno e che valorizzi il merito.
...consapevoli che il futuro del Paese si costruisce investendo sulle persone e sul loro sapere…perché tutto il resto ne sia una conseguenza.

ECCO PERCHÉ SI DEVE SOSTENERE WALTER VELTRONI, IL PD E IL SUO PROGRAMMA PER L’ITALIA
BUON VOTO A PRESTO Oriella Pieracci


Il programma del PD www.partitodemocratico.it

Vincere è...BELLO e POSSIBILE!!!

"Noi democratici abbiamo intrapreso con convinzione un cammino di sintesi alta tra culture diverse. Ciascuno di noi è nel Partito Democratico con il proprio bagaglio di valori, che con il dialogo e l'ascolto reciproco riusciamo ad integrare.

C'è molta più sapienza nell'incontrarsi che nello scontrarsi. Noi abbiamo scelto di costruire una strada diversa per affrontare i problemi del Paese: non più da barricate contrapposte, che come dimostra la storia recente di questo paese non producono alcun vantaggio nella vita reale, ma consapevoli che solo la disponibilità al dialogo con chi è portatore di valori diversi possa portare risultati.

Nessuno di noi abbandona la sua storia e le sue idee: il Partito Democratico ha un progetto più ampio di società. Una società inclusiva che permetta a tutti di realizzare i propri progetti di vita sentendosi cittadini nel rispetto reciproco.

Il nostro programma sui diritti civili e sulle questioni che riguardano la vita delle persone parla chiaro e tutti siamo impegnati ad attuarlo. Il PD non strumentalizza questi temi,che diventeranno atti concreti anche attraverso una coerente iniziativa ed un confronto parlamentare più ampio ed elevato possibile: è questa la sfida che attende tutti i democratici italiani.

Noi questa sfida la vogliamo vincere. Perché un'Italia migliore si può fare."

Emanuela Baio Dossi, Andrea Benedino, Rosy Bindi, Paola Binetti, Luigi Bobba, Enzo Carra, Mauro Ceruti, Anna Paola Concia, Gianni Cuperlo, Mauro Del Vecchio, Giuseppe Fioroni, Francesco Saverio Garofani, Paolo Gentiloni, Marianna Madia, Giovanna Melandri, Barbara Pollastrini, Giulio Santagata, Ivan Scalfarotto, Livia Turco.

giovedì 10 aprile 2008

Anche i blog dialogano, e non è un bla bla bla


Votate Votate Votate...PD!

Come scriveva Umberto Eco "accade spesso che i libri parlino tra loro"... nella società multimediale - osserviamo noi - "accade spesso che i blog dialoghino tra loro".

Ed è proprio questo il caso: vi invitiamo, quindi, a visitare il blog www.claudiomartini.it

Ecco "un assaggio" di un video-post:

da "L'astensionismo non serve"

"Dico agli indecisi che questo è il momento di dare il proprio contributo al cambiamento radicale di cui ha bisogno questo Paese, è il momento di schierarsi perché se no decidono gli altri. Saranno proprio gli indecisi a determinare il risultato delle elezioni. ... Non più coalizioni eterogenee, ma un partito che si assume la responsabilità di governare il Paese. Il Partito Democratico ha fiducia nel Paese, il Paese deve avere fiducia nella novità che il Partito Democratico rappresenta."

Leggete e Commentate nel mondo virtuale, parlate e convincete a votare PD nel mondo reale!

Da Libertà e Giustizia, un appello importante: chi si astiene vota Berlusconi


Nessun sistema democratico può reggere a lungo e dare ai cittadini stabilità e futuro se il potere politico è esercitato da chi non coltiva in sé senso civico e fedeltà alla libertà e alla giustizia uguale per tutti, valori assoluti e non negoziabili di ogni democrazia, ma sia invece tentato da velleità totalitarie e populiste.

Da quindici anni ormai il potere che Silvio Berlusconi esercita sulla classe politica e sull’opinione pubblica italiane si caratterizza per gravi anomalie: ricchezza personale e dominio dei mezzi di comunicazione, ottenuti e fatti crescere con spregiudicate operazioni e un cumulo di conflitti di interesse che in nessun altro Stato moderno sarebbero tollerati.

Libertà e Giustizia ritiene che un nuovo governo di Silvio Berlusconi recherebbe danni irreparabili al sistema economico e all’impianto costituzionale.

Non per odio, dunque, ma per un profondo rifiuto culturale e politico, LeG invita soci e sostenitori a non disertare l'appuntamento con le urne, convinti che, soprattutto questa volta, chi si astiene vota Berlusconi.

I Garanti di LeG
Gae Aulenti
Giovanni Bachelet
Umberto Eco
Claudio Magris

Il presidente emerito della Corte costituzionale
Gustavo Zagrebelsky

Il consiglio di Presidenza e di Direzione di LeG con la presidente di LeG Sandra Bonsanti

venerdì 4 aprile 2008

Scambio epistolare con Veltroni....

... all'inizio della mia avventura ho scritto a Veltroni e visto che oggi mi ha risposto, ho deciso per due motivi, di rendere pubblica sia la mia lettera che la sua risposta. Il primo è che questa può essere una buona occasione per presentarmi a tutti coloro che non sanno chi c'è dietro a smart, secondo perchè la risposta è un messaggio a tutte le donne...

Caro Walter,
(mi piace pensare che sia effettivamente tu a leggere questa email), mi chiamo Sara, sono un' ingegnere di 37 anni, mamma di due splendidi bambini.
Fin da piccola ho sempre creduto che avrei fatto qualcosa di veramente importante nella mia vita, e così probabilmente è stato...
Mi sono laureata, sposata (sono 22 anni che conosco mio marito), sono diventata imprenditrice e soprattutto sono sempre rimasta fedele ai miei ideali, senza compromessi, anche se con molto duro lavoro. Ma ora sento che posso fare ancora di più, lo sento davvero.
Ho sempre partecipato alla vita associativa della rappresentanza di interessi, per portare il mio know-how e il mio entusiasmo a favore delle piccole e medie imprese che rappresentano il tessuto connettivo della nostra società.
La politica mai.
Troppo importante, troppo distante. Ma poi è stato il Partito Democratico, e ci ho creduto, ci sto credendo....
Forse è arrivato il momento giusto, al momento giusto, ed ho sentito parlare di persone nuove, non necessariamente proposte dal partito, persone che possono cambiare la percezione che ha la gente comune del mondo politico, ed ho pensato: "magari è vero! voglio dare un'opportunità a questo progetto!"
Probabilmente questa mail non verrà mai letta da te, o magari, chi la starà leggendo per te, non riterrà opportuno fartela leggere, ma io credo che SE SI PUO' FARE, ANCH'IO LO POSSO FARE!

Sara



Carissima Sara,
grazie per la sua lettera, il suo impegno e il suo successo nel
lavoro. Il progetto per l’Italia del Partito Democratico poggia su
innovazione e sviluppo. Sviluppo di qualità, per tornare ad essere
competitivi sui mercati internazionali, con meno chiusure corporative e più
spazio al merito. Il basso livello di innovazione e ricerca, più il deficit
di legalità, concorrono a tenere bassa la nostra crescita, rispetto ai
parteners europei. Perché poi i giovani possano scommettere sul proprio
futuro e sulle proprie capacità, intraprendendo un’attività di tipo
imprenditoriale, è necessario che si semplifichi tutta la macchina
burocratica, considerato il peso monetario che le sue procedure hanno sulla
vita dei cittadini e delle imprese. e si dia spazio alla creatività
giovanile prevedendo forme di sostegno economico per percorsi formativi e
attività imprenditoriali.
Nel nostro Paese sono ancora troppo poche le donne occupate, ma è su
di loro che il Partito Democratico conta, le considera un enorme capitale
da investire nello sviluppo, nella competitività, nel benessere sociale.
Nonostante le ragazze raggiungano risultati scolastici migliori dei
loro coetanei maschi, nonostante se ne laureino di più, siano più le
specializzate e con votazioni molto alte, il lavoro femminile è ai livelli
tra i più bassi in Europa. Per questo nel programma ci sono molte proposte
che le riguardano. Dagli incentivi fiscali per il lavoro delle donne, alla
proposta di legge sull’uguaglianza di genere nel mercato del lavoro, come
avviene in Spagna. Da orari flessibili e lunghi negli asili e nelle scuole,
ai congedi parentali al 100%, come in Francia.

Con molta cordialità,

Walter Veltroni

LA BONTA' DELLA POLITICA, 5 APRILE


giovedì 3 aprile 2008

Per la cultura, il 7 aprile: SI PUO FARE!





I coordinatori dei Circoli PD A. Del Sarto e Parterre
Rossella Cecchini e Vittoria Orsatti
vi invitano a

Istituzioni, Lavoro, Professioni, Imprese al servizio dei
BENI CULTURALI

Lunedì 7 aprile 2008, ore 16.00
Casa del Popolo “Andrea del Sarto”, Via Manara, Firenze

Sen. Vittoria Franco
Presidente Commissione Cultura del Senato, Candidata al Senato – Circ.ne Toscana

On. Gianni Cuperlo
Deputato, Candidato alla Camera dei Deputati – Circ.ne Toscana

ne discutono con:

Susanna Bianchi (Vicepresidente Nazionale ANCPL – Lega Coop), Massimo Bollini (Coordinatore restauratori, FILLEA-CGIL Firenze), Maria Pia Cattolico (Presidente Cooperativa “Opera d’Arte”), Marcello Cecchetti (Straordinario di Istituz. di Diritto Pubblico, Università di Sassari), Claudio Fantoni (Coordinatore Circolo PD Peretola-Brozzi-Piagge), Enzo Feliciani (Segretario Nazionale UIL Beni culturali), Giorgia Leoni (Presidente nazionale CIA, Confederazione Italiana Archeologi) - Antonio Natali (Direttore della Galleria degli Uffizi), Giulietta Oberoslen (Responsabile provinciale fior.na CGIL F.P. beni culturali), Giambruno Ravenni (Dirig. Cultura Regione Toscana)

Coordina:

Dario Nardella
Presidente Commissione Cultura, Comune di Firenze

mercoledì 2 aprile 2008

...A ROMA PER FIRENZE...


Strane elezioni senza battaglia

Strane elezioni senza battaglia
Giovanni Sartori, Corriere della Sera, 02-04-2008


In vita mia di elezioni in giro per il mondo ne ho viste parecchie, se non altro per dovere professionale (le studiavo). Eppure la campagna elettorale in corso non cessa di stupirmi: è sicuramente la più strana che io abbia mai visto. Di regola, nelle democrazie «normali» le elezioni sono il momento del combattimento, della guerra senza esclusione di colpi. Ma subito dopo la guerra finisce. Abbastanza spesso chi ha perso «concede» e si rallegra con il vincitore. Dopodiché il leader sconfitto non passa a gestire in Parlamento una «opposizione- rivincita» ma un’opposizione senza barricate che non subordina il bene del Paese al bene della sua parte.
In Italia abbiamo invece capovolto tutte queste regole. Dalla seconda metà degli anni 90 il rapporto tra governo e opposizione è sempre stato di guerra continua; dopodiché a Prodi subentra un Veltroni che combatte un’elezione quasi senza combatterla: nomina il meno possibile il suo principale avversario, non risponde o risponde debolmente (senza contrattaccare) ai suoi attacchi. Diciamo che questa è una strategia irenica (in greco irene è pace). È una strategia vincente? Per chi si trova a dover risalire una china di circa 7 punti percentuali di svantaggio direi proprio di no.
Non so chi abbia suggerito a Veltroni la strategia soft, morbida e in sottotono, che ha perseguito sinora. Forse è Veltroni stesso che l’ha ricavata dai sondaggi, e cioè dall’esistenza di un largo pubblico esasperato e stufo della litigiosità continua dei nostri politici. Questa esasperazione c’è; ma i dati bisogna saperli interpretare. Io, per esempio, li interpreto così: che mentre gli italiani sono stufi della rissosità quotidiana, in tempo di elezioni hanno pur sempre bisogno di un combattimento, di botte e risposte, atte a chiarire le idee. Invece Veltroni batte le piazze illustrando il suo programma. Uno sforzo generoso ma poco redditizio.
Per rendersene conto occorre identificare i criteri del voto. Che può essere: 1) retrospettivo, punisce o premia il già fatto; 2) proiettivo o novitista, il votante spera e crede in un candidato; 3) identificato, il voto fisso di chi sposa una fede o bandiera a vita. Va da sé che il terzo tipo di voto ci interessa poco; così come va da sé che il voto retrospettivo e proiettivo si mescolano anche se in proporzioni diverse.
Ed ecco un’ulteriore stranezza. Veltroni gioca tutte le sue carte sul voto proiettivo, sulla novità. Così scarta il voto punitivo, il consuntivo sul passato. Certo, risvegliare la memoria può essere pericoloso anche per la sinistra. I1 breve governo Prodi non lascia un buon ricordo, e la sinistra al governo è stata troppo di sinistra. Al che Veltroni può rispondere che i l malgoverno e non-governo di Berlusconi per 5 anni di fila è stato molto peggiore, e che lui della sinistra «troppo sinistra » si è liberato. Resta, però, che il voto «in avanti » si impernia sulla credibilità e sull’affidabilità dei candidati. E come si accerta questa credibilità? Ovviamente sulla base delle promesse che in passato hanno mantenuto o tradito. La stranezza è, allora, che Veltroni punta su una fiducia-sfiducia sulla quale si imbavaglia. Regalando così al Cavaliere una verginità che non merita. Temo che ormai sia tardi per rimediare. Ma forse non è tardi per dare più grinta e mordente a una campagna elettorale troppo flaccida.

VOLANTINAGGIO SABATO 5 APRILE


COSI' DIVERSI, COSI' UGUALI

Teatro dell'Affratellamento, via Giampaolo Orsini 73, Firenze

Martedì 8 aprile, ore 20

Così diversi, così uguali

Cultura delle Differenze, Diritti Civili, Pluralismo


INCONTRO CON

GIANNI CUPERLO
candidato del partito democratico in toscana
FEDERICO GELLI
vice presidente regione toscana
ANDREA MANCIULLI
segretario regionale partito democratico

COORDINANO
ALESSIO DE GIORGI, GIULIANO GASPAROTTI, CLAUDIO ROSSI

PORRA' DOMANDE IRRIVERENTI
KATIA BENI

stralci dello spettacolo MATRIMONI DIVERSI a cura dell'Associazione TEDACA' DI TORINO
letture della COMPAGNIA DEL PEPE
video del FLORENCE QUEER FESTIVAL

INTERVERRANNO TRA GLI ALTRI:
Luca Mantellassi, Filippo Fossati, Daniela Lastri, Cristina Bandinelli, Alberto Formigli, Giacomo Billi, Andrea Barducci, Michele Morrocchi, Attila Tanzi, Claudia Fiaschi, Silvia Mariani, Claudia Livi, Anna Bettarini, Alessio Calamandrei, Bert D'Arragon, Riccardo Nencini, Annalaura Abbamondi, Alessandro Bandoni, Stefania Collesei, Gherardo Pecchioni, Marta Rapallini, Regina Satariano, Anna Scattigno, Maurizia Settembri, Simone Siliani, Roberta Vannucci, Mirko Zanaboni.

Il fantasma del non voto

Il fantasma del non voto
Michele Ainis, La Stampa, 01-04-2008

Può darsi che io viva sulla luna, o forse l’Italia è ormai la luna, una crosta tutta sforacchiata dove i vuoti prevalgono sui pieni, dove l’assenza è l’unica presenza. Sta di fatto che inciampo continuamente su un fantasma: quello del popolo votante. Tendo l’orecchio per strada, in autobus, al bar, nei conciliaboli fra colleghi, amici, familiari - e ovunque ascolto un’idea di diserzione, l’idea di lasciar deserta l’urna elettorale. Accendo il computer, e dalla rete rimbalza sullo schermo l’appello del non voto. Non solo tra i grillini, non solo tra gli anarchici o tra chi ha fatto della protesta un sacerdozio, bensì tra i liberali (è il caso di Veneto liberale), così come tra circoli e associazioni delle più varie risme. Ai nastri di partenza della gara elettorale si era presentato perfino un partito, il cui stesso nome recava in sé un ossimoro: «Io non voto». Poi, però, non ha raccolto le 100 mila firme necessarie; almeno in questo, i suoi (non) elettori hanno offerto prova di coerenza.Questo fenomeno non viene registrato dai sondaggi, che al più disegnano una mela ritagliando la fetta degli indecisi, come se gli indecisi fossero pur sempre decisi a votare. Eppure può diventare la novità più dirompente del prossimo turno elettorale. Perché a un paio di settimane dal verdetto ogni rilevazione misurava almeno un 30% d’incerti, molto di più che nel passato. Perché i pochi sondaggi sull’astensionismo suonano ancora più allarmanti: tale per esempio il dato diffuso lo scorso 17 marzo da Ipr Marketing, secondo cui il 37% dei giovani non andrà a votare. Perché dunque l’esito del voto verrà determinato dal non voto. O meglio, dal voto espresso nel 2006 da parte di chi stavolta non userà la scheda elettorale. Insomma per la sinistra l’astenuto di destra peserà più del vecchio militante di sinistra. E viceversa, naturalmente.Da qui un grumo d’interrogativi, sul piano politico ma altresì giuridico. Sì, giuridico, benché il diritto sia diventato un legno storto nella patria del diritto. E però non abbiamo forse in circolo una norma costituzionale che proclama il «dovere civico» del voto? Tanto che negli Anni Cinquanta l’elettore non votante aveva l’obbligo di giustificarsi di persona presso il sindaco, che a sua volta ne affiggeva per un mese il nome sull’albo comunale, e per sovrapprezzo gli macchiava il certificato di buona condotta. E adesso? Possiamo desumerne che i pifferai dell’astensione sfruttano l’eclissi del nostro senso del dovere, nonché l’eclissi della Costituzione di cui i doveri collettivi sono figli? Sì e no. Intanto, dal lato formale, c’è almeno una categoria d’astensionisti che non si sottrae al dovere di votare: sono quanti annullano la scheda, o la lasciano bianca. Ma la questione è sostanziale. E s’accompagna agli argomenti che gonfiano il nostro scontento nazionale: i programmi fotocopia, le promesse buone per i grulli, l’aria da inciucio post-elettorale, le liste piene di signorine signorsì, e più in generale un senso di frustrazione, d’impotenza.Niente di nuovo, verrebbe da obiettare. Dopotutto in democrazia si sceglie quasi sempre il meno peggio. E dopotutto il non voto è sterile, è esso stesso un gesto d’impotenza. Tuttavia gli astensionisti ti rispondono che stavolta la musica è diversa. Perché siamo chiamati a una non scelta, dato che con questa legge elettorale gli eletti sono già stati scelti dai partiti, per giunta senza uno straccio di primarie. Perché se ciò nonostante gli italiani corressero in massa verso i seggi, vorrebbe dire che accettano il sopruso. Perché dunque gli astensionisti s’appellano al diritto evocato nell’Antigone di Sofocle, il diritto d’opporsi contro una legge ingiusta. Ecco, è proprio il divorzio fra giustizia e legge la colpa più nefanda di cui la politica si sia resa responsabile. Ed è questo divorzio che ha allevato poi l’antipolitica, la quale giunge adesso al suo primo riscontro elettorale. Nel 2006 il non voto toccò quota 9 milioni. Se il 13 aprile - come tutto lascia presagire - vi s’aggiungerà un altro milione d’italiani, otterremo una misura della nostra malattia.
OBAMA BARACK

YES, WE CAN
Editore: DONZELLIPubblicazione: 01/2008

L'America non è stata mai così a rischio e impaurita come dopo l'11 settembre. Mai così in crisi è apparsa la sua capacità "convenzionale" di dominare i conflitti, di fronte a un nemico, come il terrorismo, del tutto "non-convenzionale". Mai come oggi si sono rivelate fragili la forza propulsiva del suo sistema economico, la sua sicurezza energetica, la sua capacità di aggregazione del melting-pot etnico, linguistico, religioso che la costituisce. La risposta di Barack Obama alla crisi americana non consiste in una sorta di pacifismo arrendevole, o di solidarismo "buonista", o di anticapitalismo intento a sminuire la forza della competizione e del mercato. Si oppone alla guerra in Iraq, ma vuole aumentare la forza e la qualità dell'apparato militare del suo paese. Vuole chiudere Guantanamo, ripristinare la legalità interna e internazionale, chiama al rispetto dei diritti civili, ma sostiene tutto ciò per poter condurre con maggiore forza e determinazione la lotta mortale contro il terrorismo fondamentalista. E ancora, Obama porta nel cuore della politica americana una motivazione, uno spirito, un afflato che sono profondamente religiosi, ma sa essere assolutamente laico nel disegnare, su temi come l'aborto, il controllo della natalità, l'etica della vita, gli scenari di un nuovo pluralismo e di una nuova tolleranza. Soprattutto, Obama non promette il cambiamento. Al contrario, lo sollecita, lo chiede agli americani.
http://it.youtube.com/watch?v=FL7J_wxAy9o

Un bel video! (finchè non lo rimuovono anche da qui...)

martedì 1 aprile 2008