lunedì 28 aprile 2008

"Italia: Una e...Trina": da un incontro post elettorale con il Professor D'Alimonte


Al Congresso di Vienna il principe Metternich pronunciò la frase diventata celebre: “L’Italia: un’espressione geografica”. Parafrasando questa affermazione, a conclusione dell’iniziativa di Libertà e Giustizia di Firenze, si può affermare ‘l’Italia è oggi espressione di tre geografie elettorali diverse’: un Nord essenzialmente moderato, un Centro tradizionalmente di sinistra e un Sud di notabili, ‘aruspici’ del voto del Nord.

L’immobilismo sociale, culturale ed economico di cui sempre più spesso - a ragione - viene accusato il Sistema Paese Italia, si riflette anche nel voto degli Italiani: cambiano i tempi, la sostanza del voto è la stessa. Le ‘cartine elettorali’ del 1919, 1948 e dei giorni nostri sono sovrapponibili; pur cambiando i partiti di riferimento, i valori e le motivazioni profonde del “dar fiducia a” e del “sentirsi rappresentati da” non sono cambiate, nella sostanza.
Il dato particolarmente interessante è il voto nel Sud: se nel Nord e nel Centro gli elettori scelgono pro-attivamente l’uno il centro-destra e l’altro il centro-sinistra, il Sud si schiera ’ex ante’ con il Nord. Il clientelismo è ancora molto diffuso, vincere o perdere per l’una o l’altra parte politica dipende più dall’avere una buona rete di “candidati in franchising”, che dal presentare proposte costruttive per il Mezzogiorno.

Il buon politologo lavora sui numeri e ne dà un’interpretazione, alla luce dell’analisi di Roberto D’Alimonte, tre sono i dati su cui soffermare l’attenzione: primo, “la sinistra, in Italia, è una minoranza” – apparentemente, questo concetto non è stato ancora, del tutto, afferrato dalla classe dirigente…di sinistra -; secondo, i voti in più della Lega, al Nord, non sono stati sottratti alla Sinistra Arcobaleno (questi sono confluiti nel PD, per una buona parte), ma provengono dal Partito della Libertà; terzo, il centro-sinistra, di norma, ottiene risultati migliori alle amministrative rispetto alle elezioni politiche nazionali.

A questo svantaggio strutturale, per le elezioni politiche del 13-14 aprile si è aggiunta una campagna elettorale dai toni troppo ottimistici – in alcuni casi trionfalistici – e, dati i risultati all’indomani del voto, assai poco rispondente alla realtà.

L’ottimismo è proprio della volontà, non può abbandonare ne’ un leader in campagna elettorale ne’ i suoi sostenitori, su e giù dal palco; ma anche ‘il pessimismo della ragione’ ha un importante ruolo da giocare: vincere non era oggettivamente possibile, ma in futuro? “Vincere, è possibile!” Se il Sud vota con il Nord, ed il Centro è costituzionalmente di sinistra, è essenziale per il Partito Democratico rafforzare la sua componente riformista, fondamentale per sfondare al Nord, e di riflesso, per ottenere la maggioranza dei voti al Sud. Più che “la Terza via” di Anthony Giddens, per il Partito Democratico, sono auspicabili ‘tre vie’, per dialogare positivamente e costruttivamente con ciascuna delle tre ‘espressioni geografico-elettorali’ da cui l’Italia è formata.

Alla luce dell’analisi fatta nella serata organizzata da Libertà e Giustizia a Firenze, il “Voler che tutto cambi, affinché nulla muti” - in passato una delle massime più rappresentative dell’italianità – va attualizzato oggi con “Voler che tutto cambi…non è possibile: nulla muta”, almeno per ora.



Silvia Dell'Acqua

Circolo LeG Firenze

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