mercoledì 23 aprile 2008

DOPO IL VOTO

Venerdì 12 aprile avevo scritto con la speranza e la fiducia nel cuore…
…Ed ora è veramente difficile trovare le parole per descrivere l’amarezza e la delusione di un risultato che ci vede sconfitti. Certo, ci può consolare il risultato incoraggiante di un partito nuovo, nato da pochi mesi, e l’ottimo risultato raggiunto a livello locale.
Ormai tutti hanno detto, scritto… potrei anche risparmiarvi un ulteriore riflessione, ma se fondatori e delegati del circolo rimaniamo in silenzio, la farà da padrone la politica autoreferenziale o peggio la pseudo politica di chi vuole a tutti i costi gettar fango su tutto, su tutti, e questo è pessimo.

Non sono in grado di fare valutazioni sul voto e comunque le hanno fatte così bene che passerei alla fase successiva. Ossia come, con che mezzi, con che parole e azioni, sul territorio parlare di PD, dei suoi valori. Come si intende fare opposizione, quali le posizioni sulle prossime amministrative e altro ancora.

Le sconfitte elettorali vanno riconosciute senza colpevolizzare i vincitori che hanno fatto il loro mestiere. la ricerca delle cause della sconfitta non può perdersi in un elenco minuzioso degli errori e delle iniziative sembrate giuste e concrete da contrapporre a quelle sembrate troppo godereccie. Non ripetiamo l’errore commesso all’indomani del voto del 2001 quando perdemmo un anno e mezzo ad accusarci della sconfitta. Occorre proseguire nelle Istituzioni, nel paese, fra la gente, come fossimo in perenne campagna elettorale, a diffondere le proposte del Partito ed illustrare ogni giorno il progetto che ci impegna.

Abbiamo tutti contribuito ad una campagna elettorale che, come tale, è stata una proposta politica sottoposta al cittadino elettore. Credo personalmente che il PD abbia fatto uno sforzo generoso continuo e tutto sommato efficace per far giungere la sua proposta all’elettorato. Ma la maggioranza non l’ha approvata.
Si potrà migliorare il linguaggio, l’immagine, la scena, il metodo (tornare al porta a porta, non amato dai nostri giovani fondatori, molto presenti sul web, ma piuttosto assenti nelle piazze ai gazebo e “braccino corto” ai volantinaggi) certo, tutto si può migliorare.
Ma penso che il problema di fondo sia un altro:
una proposta politica può soddisfare perché fà immaginare risolti o risolvibili immediatamente i sostanziali e quotidiani problemi della vita degli italiani.

Tutti noi, ormai da troppo tempo, con la dichiarata intenzione di cambiare il mondo in vista di una migliore qualità della vita, da costruire, proponiamo in campagna elettorale grandi impegni e chiediamo quando siamo al governo di pazientare: solo dopo i sacrifici arriveranno i benefici… garantendo soprattutto per le future generazioni. Siamo coerenti con una visione progettuale lungimirante, e siamo altrettanto consapevoli di compiere un percorso che, già in partenza, è pieno di fatiche, amarezze e sconfitte, un percorso tutto in salita.

Questo modo di procedere per privazioni, a favore di risanamenti, tesoretti e non ultimo anche privilegi per pochi, ci impedisce di arrivare alle fasi della politica ridistribuiva. Ne deriva che come per i progetti troppo all’avanguardia, i progettisti, i politici ed il partito che li sorregge devono sostenere un duro confronto culturale e in tempi necessariamente non brevi.

Il cittadino chiede di essere aiutato nei propri interessi ed essere accompagnato a nelle difficoltà con il mondo, se non politicizzato quando gli si parla di Roma fa spallucce, se gli parli della cosa pubblica tollera purchè non gli si faccia perdere tempo; troppi glissano rifiutano la pubblica amministrazione percepita solo quale oppressione burocratica fine a se stessa. Nella contemporaneità ci sono i personaggi più intelligenti, creativi, capaci che si costruiscono un ambito lavoro-famiglia e non gli importa del resto, abbandonano la grande società a se stessa, la politica, il ceto politico le sue pratiche sono lontane una galassia di cui meglio non aver bisogno. Il cittadino senza gratificazione individuale si allontana, protesta quando non preferisce l’immediata seppur effimera e burlesca alternativa. Quelli che soffrono insoddisfatti per non poter soddisfare i bisogni elementari – sperano sempre nella lotteria o nel miracolo. Ai nuovi poveri, in pauroso aumento, e alle fasce sociali a rischio di tracollo economico (su otto ore lavorate un operaio porta a casa il corrispondente di 2 ore e ½) non si può raccontare di sopravvive alla durezza del presente per riscuotere, se tutto va bene, in un prossimo futuro e di essere anche soddisfatti per concorrere a costruire un futuro etico… sostenendo la parte del paese riformatrice e consapevole.
Siamo un po’ troppo Chic! troppo impegnati nella realizzazione del grande progetto per il mondo che verrà, rimane poco tempo per risolvere le “piccole cose” e soprattutto per ascoltare, troppe le telefonate che arrivano, troppe le mediazioni in corso e soprattutto troppo lontani dai cittadini ai quali ormai si risponde per comunicati stampa o in televisione !!! il pubblico si riceve se eccellente o acreditato.

Mi dispiace se scritto così sembra più una favola più che un’analisi politica.
Giusto o sbagliato che sia credo che la sensazione di malessere, e non solo la sensazione; la non informazione; la non conoscenza; l’incertezza; la paura; l’ingiustizia; hanno fatto propendere l’elettorato per chi non è partito da un Manifesto di Valori, da un Codice Etico, da un coinvolgimento della società civile per disegnare un nuovo modello di società per il nostro paese, ma per chi con arroganza in un fine settimana ha cambiato nome e struttura al suo partito azienda, quello è apparso l’uomo forte, concreto, diretto, menefreghista ma soprattutto in grado di dare quello che farà stare bene.

Ora i cittadini che hanno votato questa maggioranza, in attesa del miracolo e che si accertino i propri interessi siano affini a quelli del Premier che hanno mandato al governo, sperino di averla indovinata.

Ai cittadini impegnati politicamente spetta il compito più duro, lavorare con la nuova maggioranza, in alcuni casi un approccio bipartisan sarà opportuno su alcune riforme essenziali per il paese, la collaborazione limitata ai compiti di chi non governa ma proponendo alternative nitide, con accenti netti e ben comprensibili “senza togliere le castagne dal fuoco a nessuno” anche perché il PDL e la Lega hanno buoni numeri per fare da soli. Oriella Pieracci

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