martedì 1 luglio 2008

...ancora sui Comitati...'Toscana Sapiens' del Prof. M.Morisi


Come avevo annunciato sul precedente post propongo all'attenzione l'articolo del Prof. Massimo Morisi 'Toscana Sapiens', presente il 28 giugno alla riunione dei Comitati a Firenze, pubblicato su 'la Repubblica Firenze' il 29/06/2008.

'Toscana Sapiens'

Non mi interessa polemizzare con quel partito allo stato nascente che è la rete dei comitati (un nuovo «intellettuale organico collettivo», secondo Asor Rosa) né con la lettura che essi danno del territorio toscano. Prendo con la massima serietà ogni loro denunzia. Noto solo come ogni modificazione dell’esistente susciti dissenso, sia che si tratti di iniziative del tutto legittime sia che si tratti di abusi che sono tali proprio perché censurati da un ordinamento regionale che non ammette più condoni né sanatorie ex post. A fare problema è il desiderio di un territorio e di un paesaggio che si vorrebbero sempre e comunque intangibili. Un desiderio che traspare dal considerare non solo qualunque cantiere ma qualunque ipotesi di mutamento intollerabili, insostenibili, immotivati se non per abietti motivi di collusione corruttiva tra amministratori e speculatori. Un desiderio che mescola affetti sinceri e generosi per questa terra, ma anche aristocratici giudizi sommari sul bello e sul giusto, un’illusoria ricerca di scorciatoie autoritarie a tutela di ciò che la democrazia rappresentativa dilapiderebbe. Poi, le amministrazioni locali ci mettono del loro, quando si negano al confronto, all’informazione chiara e puntuale, alla qualità del progettare e del valutare. Oggi è ormai è un dialogo tra sordi. Ma va rimosso. Perché erode le energie vitali della Toscana: uno dei luoghi più amati e desiderati dai cittadini italiani (quasi due su 10 vorrebbero venirci a vivere) e del mondo intero (decine di milioni di visitatori e turisti ogni anno). E impedisce che soluzioni e problemi possano incontrarsi con la necessaria intelligenza e onestà intellettuale. Dialogo non facile, certo. Il nostro territorio è un patrimonio dove si intrecciano l’amenità del mito e la durezza della storia, lungo una mappa di non comune bellezza ma che è anche trama di conflitti: perché sfidato da domande di conservazione statica da chi lo vive come un rifugio esclusivo o un privilegio indivisibile e da esigenze di innovazione, di accoglienza, di opportunità di nuova ricchezza per la collettività, dal bisogno di nuove reti, servizi e infrastrutture per cittadini antichi e nuovi, da nuove domande e strategie di cultura, lavoro, impresa. E’ questa la storia che si intreccia con la nostalgia di una immota arcadia toscana - mai esistita se non nell’immaginario di chi ha comprato o ristrutturato casali o fienili, e pensa che per ciò stesso la Toscana sia divenuta “cosa sua” - e, ad un tempo, con le spinte e le pulsioni di un mercato immobiliare miope e aggressivo e di una edilizia “pronta cassa”, povera di cultura urbanistica e architettonica all’altezza del contesto. Ebbene, l’autonomia del mio ruolo non può impedirmi di constatare come in Toscana si stia voltando pagina (...è stato il nuovo Pit per primo ad affermare, con soluzioni normative ad hoc, che in Toscana si stava costruendo troppo e male). Un voltar pagina prima che altri ne scrivessero un’altra in nome e per conto della rendita fondiaria e immobiliare tradendo decenni di buon governo. Entro il prossimo mese, con tutto il rigore scientifico e metodologico possibile, saranno pubblicate le risultanze di questo cambiamento di corso avviato con la legge 1 del 2005 e consolidato e accelerato con il Pit del 2007 e gli altri atti di governo che vi si connettono. Un governo del territorio basato sull’offerta innovativa e ragionevole di governi locali interpreti di memorie condivise, e non sulla codificazione della domanda edilizia vera o potenziale. Un governo che diventa cornice di politiche energetiche e di infrastrutture del trasporto pubblico, così come di nuove strategie dell’imprenditoria agricola: la più grande trasformatrice del paesaggio toscano e ad un tempo un fattore essenziale della ricchezza della nostra comunità locale e nazionale e della sua stessa qualità ambientale e non solo paesaggistica. Nel contempo è tutto il sistema politico amministrativo toscano, con i suoi 287 Comuni e le sue 10 province, che si sta muovendo attraverso quella nuova pagina, con un enorme lavoro di adeguamento al Pit e agli altri strumenti di programmazione regionale. E’ un lavoro in pieno svolgimento: lo vedremo annualmente con un sistema di monitoraggio che permetterà alla regione le correzioni e gli aggiornamenti necessari. Un lavoro che richiede un attento controllo politico ben oltre la strumentazione giuridica che l’ordinamento costituzionale consente e che opera attraverso una riconsiderazione di visioni antiche, figlie di un’urbanistica contrattata che vogliamo seppellire e che va sostituita da una nuova cultura dello sviluppo. Ove tutela e modificazione paesaggistica e territoriale rispondano a un semplice criterio: cambio, innovo, trasformo solo se serve alla comunità amministrata, se rappresenta per essa un’opportunità ineludibile e solo se le risorse e i beni comuni che il territorio contempla possono sostenere il cambiamento senza che il loro valore venga meno per i cittadini che quel luogo vivono e per tutti coloro che quel luogo amano. Perché fra la nostalgia e la speranza con cui viviamo il nostro paesaggio, deve operare un progetto colto, prudente e coraggioso che sia ponte tra passato e futuro. Altrimenti rimaniamo nella enclave di un nuovo narcisismo che non vede, oltre la sua siepe, una Toscana che vuol tornare viva e vitale, con tutta il suo paesaggio (dunque, cipressi, borghi e colline ma anche le sue città, le sue aree produttive, i suoi beni infrastrutturali che ne sono parte attiva e costitutiva). Insomma, tra la Toscana felix di chi rimpiange e quella infelix di chi teme, c’è una Toscana sapiens che dalla propria cartolina vuole uscire proprio per non divenirne una reliquia.

L'autore è Garante regionale per la comunicazione nel governo del territorio della Toscana

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