giovedì 31 luglio 2008

Parchi di lotta e parchi di Governo. Ovvero: chi privatizza è un ignorante

In principio fu Tremonti. Il fantasista economico (visto che è solito svariare, sia pur rigorosamente solo sulla fascia destra) della compagine governativa qualche settimana fa aveva diretto la sua scure sugli enti con meno di 50 dipendenti, preannunciando la fine dei parchi, che in Toscana sono tanti e funzionano tutti, da quelli nazionali, a quelli regionali, a quelli provinciali, con poco personale. Subissato da critiche ed obiezioni, quel ministro fece marcia indietro, ed il pericolo sembrò scongiurato. Niente di più falso. Infatti con una veloce ripartenza, sempre sulla medesima fascia (quella destra) si spinge in avanti la ministra dell’ambiente Stefania Prestigiacomo, con il medesimo obiettivo. Prima tenta una finta, affermando di voler privatizzare i parchi. Poi torna indietro, precisando di volerne privatizzare solo la gestione. Infine l’affondo decisivo: sì alla privatizzazione e sì ai parchi a pagamento, con tanto di biglietto d’ingresso. Il sia pur audace contropiede non ci coglie affatto di sorpresa e faremo di tutto per evitare di prendere il goal. Anzi, per evitare l’autogoal governativo. Non sfugge infatti a critici e tifosi, che nel settore della tutela ambientale chi vuol privatizzare è un ignorante (nel senso letterale che ignora, non conosce) evidentemente non in grado di apprezzare la complessità del sistema-natura, ma soltanto di riproporre la vieta impostazione economico ragionieristica. I parchi di Governo si ridurrebbero infatti a una sorta di zoo-safari, riserve in cui si paga per vedere e per finanziarne il mantenimento. Non male per una compagine che si vanta di aver inventato (come fantasisti sono attivissimi) la Robin tax, come hanno pomposamente chiamato quella specie di misero obolo che dovrebbero pagare i petrolieri perché sia elargito ai più indigenti. E se da una parte elargiscono, dall’altra tolgono. E’ come, visto che si parla di parchi e foreste, se Robin Hood avesse fatto pagare gli abitanti della contea per entrare a Sherwood. Cosa che neppure lo sceriffo di Nottingham aveva pensato! Insomma nonostante il richiamo all’eroe popolare in calzamaglia e arco infallibile, i parchi di Governo diventerebbero oasi ad accesso oneroso, proprietà private per accedere alle quali occorrerebbe allentare i cordoni della borsa. Insomma una politica alla Ruba Hood, non alla Robin Hood. I parchi di governo non ci piacciono. Preferiamo quelli di lotta, visto che siamo in una regione che ha posto sotto tutela il 10% del proprio territorio, da 13 anni ha una legge che ha permesso lo sviluppo di un armonico sistema di parchi e aree protette e che possiede la peculiarità delle Anpil, le aree naturali protette di interesse locale. In attesa dell’auspicato dietro front governativo miglioreremo la nostra legge sulle aree protette, nell’intento di fare sempre più sistema, di contribuire a conservare la biodiversità. Sarà una legge in grado di ampliare il sistema di zone protette, snellire le procedure, produrre risparmi economici di gestione, introdurre divieti precisi e unificati e, in sintesi, tutelare territorio, flora e fauna. Per i parchi italiani e anche per quelli toscani quel che serve è una nuova stagione di lotta in difesa della natura e del nostro ecosistema davvero unico al mondo, piuttosto che proposte di Governo di così sgangherato livello.

Autore Marco Betti - Assessore Regione Toscana alla difesa del suolo ed al servizio idrico

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